Psicoterapia sistemico-relazionale Roma Prati
Psicoterapia sistemico-relazionale Roma
Nello studio di Roma, in zona Prati, lavoro con i miei pazienti utilizzando sempre un approccio di tipo integrato. Ciò significa che il mio metodo di intervento prevede la possibilità di adattare la psicoterapia al paziente che ho davanti, sulla base del disagio sperimentato e delle tecniche più efficaci per aiutarlo nel suo percorso. Per questo, nel mo sito, troverai una spiegazione dei vari approcci di psicoterapia ai quali attingo.
Cos’è la psicoterapia sistemico-relazionale
L’approccio sistemico relazionale utilizzato in psicoterapia ha origine non grazie a uno psicologo o a uno studioso della mente umana. Il suo iniziatore, in realtà, è l’antropologo Gregory Bateson, ideatore della teoria della comunicazione. In particolare, Bateson definisce il concetto di soggetto contestuale secondo il quale la personalità individuale si forma e sviluppa grazie ai processi interattivi. In poche parole l’essere umano struttura la propria personalità sulla base delle relazioni e interazioni con l’ambiente, inteso come mondo esterno a sé, e con gli altri individui.
Si tratta di una teoria che pone l’attenzione sulle relazioni e sulla dimensione relazionale, in contrasto con l’idea, più specificatamente legata alla psicoanalisi, che tutto succede nel mondo interno dell’individuo. L’essere umano non è un’entità singola, ma fa parte di un sistema più ampio, che conta una molteplicità di altri individui. Queste relazioni lo influenzano.
Bateson, insieme ai suoi colleghi della scuola di Palo Alto, applica la teoria sistemica allo studio della comunicazione delle famiglie che presentano al proprio interno un membro affetto da schizofrenia. Arriva così a formulare anche la teoria del doppio legame che serve a spiegare il modo in cui queste famiglie interagiscono. Osserva, infatti, che in questi contesti la comunicazione porta in sé una contraddizione tra messaggio implicito e messaggio esplicito. Chi riceve questo messaggio non può che esserne disorientato poiché qualsiasi risposta darà questa sarà sbagliata. Un esempio è quello riportato dallo stesso studioso: una madre vede il proprio figlio dopo tanto tempo poiché quest’ultimo è ricoverato per i suoi disturbi mentali. Quando il figlio cerca di abbracciarla, mosso da uno spontaneo sentimento di affetto, la donna si irrigidisce. Il suo corpo manifesta un rifiuto al punto che il ragazzo, percependo questo senso di distanza, si ritrae. La madre, però, vedendolo farsi indietro gli dice che non deve temere di esprimere i suoi sentimenti. Con le parole, a livello esplicito, nega quanto ha espresso in forma implicita. Bateson ritiene che un’esposizione costante a questo tipo di comportamenti, induca i soggetti a all’incapacità di valutare correttamente i legami tra comunicazione esplicita e implicita.
Ogni atto è un atto comunicativo in quanto “non si può non comunicare”. Ogni gesto che facciamo, ogni decisione che prendiamo, ogni parola che viene pronunciata è un atto comunicativo. Ciò sta a significare che c’è uno scambio di informazioni, un’interazione per la quale c’è reazione e risposta dall’altro, un feedback di qualche tipo.
Sulla base di questi presupposti, l’approccio sistemico relazionale modifica profondamente alcuni concetti avvalorati in ambito clinico e di disagio psichico. Sintomo, diagnosi e trattamento hanno significati completamente diversi. Se l’individuo non è un’entità disgiunta dagli altri, ma componente fondamentale di una rete di relazioni, che può essere la famiglia ma anche altri tipi di gruppi sociali, il sintomo viene considerato come un segnale. È un messaggio, un tentativo di comunicazione nei confronti dei membri del suo sistema, le persone per lui importanti, e serve a rendere evidente un disagio che è proprio dello stesso sistema.
Secondo la teoria sistemico-relazionale, infatti, il sintomo è un segnale del conflitto esistente all’interno del nucleo. La psicopatologia non dipende solo da traumi o esperienze precedenti negative, ma emerge anche a causa delle difficoltà incontrate nel proprio sistema di riferimento.
L’individuo si fa portatore del sintomo, è il paziente designato che comincia a comportarsi in modo problematico evidenziare la disfunzionalità dell’intero gruppo/sistema. Il paziente problematico è un portavoce.
Psicoterapia con approccio sistemico-relazionale: come funziona?
Quando il terapeuta accoglie un approccio di tipo sistemico-relazionale, applicandolo alle sedute, la psicoterapia prevede l’osservazione diretta del modo in cui il paziente interagisce con il suo sistema di appartenenza. Di solito, l’intervento coinvolge la famiglia, il gruppo sociale primario, ma le disfunzionalità possono essere anche in altri ambiti della vita dell’individuo, come quello lavorativo o quello amicale.
La psicoterapia sistemico-relazionale prevede che si tenga conto della storia famigliare del paziente, anche di quella transgenerazionale, guardando al passato. Inoltre, si analizzano anche le prospettive future di chi manifesta il disagio. Tuttavia, quest’approccio si fonda sul lavoro nel qui e ora e sull’osservazione delle difficoltà in questo momento, nell’oggi. Il lavoro terapeutico procede con l’obiettivo finale di aiutare la famiglia, il singolo o la coppia a modificare i propri modelli di interazione, trovando nuove soluzioni comunicative. Si tratta di un processo di co-costruzione, che coinvolge in prima persona e in modo attivo il singolo/famiglia e il terapeuta.
Il sistema tende sempre a mantenere un proprio equilibrio, mettendo in atto strategie che non sempre sono sane e funzionali. Per questo, il terapeuta può utilizzare vari strumenti e può anche assegnare dei compiti alla famiglia perché i vari componenti sperimentino nuove modalità interattive. La terapia sistemico-relazionale è un tipo di intervento terapeutico orientato alla soluzione di problemi nell’immediato. Di conseguenza è solitamente di tipo breve. La durata del trattamento e il numero di sedute, però, dipendono dalle difficoltà riscontrate, dalla gravità e dalla minore o maggiore resistenza del sistema al cambiamento.
Terapia sistemico relazionale non solo per le famiglie
La terapia sistemico-relazionale, proprio per la sua impostazione che analizza dinamiche e relazioni, viene utilizzata soprattutto per le terapie familiari e per la terapia di coppia. Nonostante questo, l’approccio sistemico si presta anche agli incontri individuali. Non sempre, infatti, è possibile coinvolgere l’intera famiglia in un percorso di psicoterapia. Anche se l’individuo si presenta da solo nella stanza del terapeuta per affrontare il disagio che sente nascere in sé, che si tratti di ansia, attacchi di panico, depressione o altre problematiche di natura psicologica, egli porta con sé tutte le proprie relazioni significative. Attraverso la relazione terapeutica, il paziente può esplorare e sperimentare una serie di modalità relazionali, sviluppando le sue competenze in questo ambito.