Tutti conviviamo con paure e disagi che spesso ci condizionano nel nostro vissuto quotidiano. C’è chi vive il costante timore dell’abbandono, chi prova un forte senso di colpa, chi non riesce a rinforzare la propria bassa autostima…

Sono veri e propri fantasmi interiori a cui spesso finiamo col dare forma concreta.

Quel che affermo può sembrare un controsenso: com’è possibile che siamo noi stessi a rendere reali i nostri peggiori incubi?

Per spiegarlo, ci viene in aiuto la psicoanalisi.

Il segno del passato: traumi e meccanismi di difesa

Partiamo da un fatto, che mi trovo a osservare spesso nella stanza di terapia.

Ciascuno di noi, in un modo o nell’altro, si sente oppresso da un persecutore fantasmatico interiore: è qualcosa che ci viene da dentro e ci fa sentire costantemente a disagio, in angoscia.

Di cosa si tratta?

È il modo in cui si manifestano i nostri traumi, esperienze passate dolorose che hanno prodotto in noi una ferita interiore che fatica a richiudersi.

Quando viviamo un evento traumatico, dentro di noi si attivano dei meccanismi di difesa. Sono dei meccanismi inconsci e automatici, che il nostro apparato psichico mette in funzione per proteggerci da un carico di sofferenza eccessivo, che potrebbe compromettere la nostra integrità.

Questi meccanismi di difesa sono:

  • la rimozione
  • la scissione
  • la negazione
  • la proiezione

etc.

Attraverso questi strumenti, la nostra psiche relega ciò che ci provoca sofferenza e angoscia in uno spazio che è a metà strada tra il conscio e l’inconscio, tra la nostra parte consapevole e quella oscura e profonda, di cui non abbiamo cognizione piena.

Di fatto, nascondiamo a noi stessi quello che non riusciamo a sostenere.

Evitiamo di guardarlo, di affrontarlo direttamente.

Ma il contenuto problematico non sparisce nel nulla. Rimane lì, nascosto nell’ombra, dove non riusciamo a vederlo.

Tuttavia possiamo avvertirlo. Continuiamo a percepire qualcosa in sottofondo, in modo attutito, poco distinto. È una sensazione di angoscia latente, che rimane appena al di sotto della soglia della nostra coscienza.

È un fantasma interiore, che potrebbe anche emergere alla luce sotto forma di un sintomo che ci logora lentamente. Parliamo di ansia, di attacchi di panico oppure di somatizzazioni, disturbi che aprono uno squarcio sul nostro mondo interiore.

E che sono un invito a sporgersi sul vuoto per guardare in quella voragine che abbiamo dentro.

Il senso di colpa, uno dei fantasmi interiori più diffusi

I fantasmi interiori che avvelenano la nostra esistenza hanno forme diverse.

Tra di essi possiamo annoverare il senso di colpa.

Quello di cui sto parlando è un sentimento opprimente che spesso ci accompagna fin dalla più tenera infanzia, senza abbandonarci mai. Qualcosa che ci tortura in continuazione, facendoci sentire sempre manchevoli, anche quando non c’è una ragione apparente che potrebbe giustificare questa emozione così negativa.

La questione fondamentale è che questo tipo di senso di colpa non dipende dall’aver commesso un’azione sbagliata, dall’aver fatto torto a qualcuno o pronunciato parole che non avremmo mai dovuto proferire.

È un senso di colpa che ha la sua origine nel maltrattamento e nella trascuratezza subiti durante l’infanzia.

Quando veniamo al mondo, non siamo in grado di prenderci cura di noi stessi. Siamo totalmente indifesi e abbiamo bisogno di sentirci protetti e amati. Se i genitori (o caregiver) non riescono ad accudire il proprio figlio in modo adeguato, offrendogli conforto e affetto oltre che cibo e calore, il bambino crescerà con la convinzione di non meritare quell’amore.

In lui si depositerà la convinzione di avere qualcosa di sbagliato.

Nella mente del bambino, infatti, la madre e il padre sono due figure idealizzate e su di esse non può cadere alcuna macchia o colpa.

Per questo, egli ritiene di essere l’unico responsabile, colpevole di quella mancanza di amore.

È così che nasce il fantasma del senso di colpa.

Perché finiamo con l’incarnare i nostri fantasmi interiori?

Può capitare che l’individuo, stanco di confrontarsi con questo fantasma interiore, abbia la tentazione – del tutto inconscia – di dare forma concreta a ciò che lo fa stare male.

È come se volesse portarlo sul piano reale, quasi per dargli una giustificazione, un motivo per esistere.

Così, chi è perseguitato dal senso di colpa, potrebbe manifestare la tendenza a mettersi nei guai, arrivando a commettere davvero qualcosa di imperdonabile, un gesto per il quale sentirsi davvero responsabile e quindi colpevole.

Mettendo in scena questa sorta di psicodramma, è come se si cercasse trovare un modo per gestire meglio quello che sentiamo.

In questo modo, infatti, anziché confrontarci con qualcosa di evanescente e indefinito, ci troviamo di fronte una fidanzata tradita, un amico deluso per un torto subito, un’ingiunzione di pagamento da parte di un creditore o magari una sentenza di condanna emessa dal tribunale.

Non più una sensazione senza nome, silenziosa e strisciante che ci dilania da dentro, ma una persona, un evento, un fatto concreto.

In un certo senso, questo è tranquillizzante.

Ma abbiamo dato forma concreta al nostro peggiore incubo, alla nostra paura più profonda. A forza di tenere lontano il mostro, lo abbiamo avvicinato e scatenato.

Lo stesso processo inconsapevole può innescarsi anche con altri fantasmi interiori.

Pensiamo, per esempio, a chi ha una fortissima paura e finisce con il mettersi in una situazione potenzialmente pericolosa, quasi volesse giustificare il timore che prova costantemente.

Pensiamo anche a chi ha paura dell’abbandono.

Chi ne è vittima, spesso si comporta in modo tale da provocare ciò di cui ha più timore. Infatti, questi individui tendono a essere controllanti, a cercare costantemente conferme e rassicurazioni da parte dell’altro. Un atteggiamento snervante, che esaurisce le risorse e induce ad allontanarsi.

Elaborare i traumi grazie allo psicodramma

Come ho più volte ribadito in alcuni video e articoli, è impossibile risolvere un problema interiore attraverso operazioni concrete.

L’unico risultato è quello di cadere in un circolo vizioso, finendo intrappolati nel meccanismo della coazione a ripetere, che ci porta a reiterare all’infinito un comportamento del tutto inconcludente e non risolutivo.

Un modo efficace per affrontare i propri fantasmi interiori ed evitare che prendano vita e forma concreta è quello di intraprendere un percorso di terapia di gruppo con l’uso dello psicodramma, che ha un effetto catartico e liberatorio.

Durante una seduta con psicodramma, infatti, si ha la possibilità di mettere in scena il proprio vissuto interiore sotto la guida di un terapeuta esperto, che aiuta il paziente a prendere consapevolezza di quello che sta accadendo dentro di lui, a comprendere quale sia la natura del proprio fantasma interiore e dei meccanismi di difesa che lo hanno generato e ad acquisire gli strumenti per poterlo affrontare.

 

 

Immagine di copertina: Immagine di rawpixel.com su Freepik

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