In questo video analizzeremo un incredibile passo del Vangelo in cui Gesù restituisce la parola a un muto, parla di Belzebù e di cosa accade quando un demone maligno penetra all’interno di un uomo.

In questo brano, il maestro dei maestri offre specifici insegnamenti riguardanti la cura del nostro mondo interiore.

Insegnamenti che ogni guaritore e psicoterapeuta dovrebbe conoscere per aiutare le persone ad emergere dalla sofferenza.

Come al solito, cercheremo di approfondire tali concetti decifrando le parabole del Vangelo sulla doppia sponda della spiritualità e della psicoanalisi.

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Grazie anche a Federica Grassia per le bellissime illustrazioni che accompagneranno il video (potete vedere altri suoi lavori sulla sua pagina instagram effegi.illustrazioni)

Iniziamo subito a leggere e interpretare insieme questo potente passo del Vangelo.

Gesù e il demone muto: la tua parte malata non ti rappresenta

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“Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Scacciato il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate”.

Innanzitutto, dobbiamo afferrare questa potente immagine: ad essere muto non è l’uomo, ma il demone. La sconvolgente verità espressa in queste poche parole ci dice che ciò che siamo veramente è sempre in salvo, è sempre sano.

La parte malata non rappresenta mai ciò che siamo veramente.

E questo meccanismo vale per qualsiasi tipo di disagio.

Chi è che, infatti, non sa gestire la rabbia?

Chi è dipendente?

Chi è depresso?

Tali disagi non derivano mai dal nostro vero Sé. La sofferenza subentra quando ciò che non siamo si impadronisce della nostra casa, mettendo in ombra il nostro vero sé. Queste riflessioni sono utili a tutti coloro che cadono nell’errore di identificarsi con il disagio, affermando per esempio: “Io sono un depresso” oppure “Io sono borderline”.

Mai identificarsi con un disturbo mentale.

Dobbiamo capire che a essere depresso o borderline è il demone che sta provando a possederci, che sta provando a farci identificare con lui.

Tanto il Vangelo quanto gli esperti di psicoterapia ci ricordano che il nostro vero sé è sempre libero da questi vincoli dolorosi. Occorre considerare poi come non sia un caso come Gesù guarisca proprio un muto.

In effetti, il terapeuta è chiamato quotidianamente a lavorare su casi di questo tipo. Sono moltissime le persone che in seguito a traumi relazionali di varia natura cadono in un assetto mutacico più o meno severo.

Tale inibizione comunicativa si associa a stati mentali che vanno dalla timidezza alla vergogna, fino a giungere al ritiro depressivo o psicotico.

Nel Vangelo tale sintomo viene presentato come opera di un demone al servizio di Belzebù. Il significato del diavolo, infatti, è insito nella falsa convinzione di essere fondamentalmente soli e separati dal mondo.

Ma ecco che Gesù viene a sconfiggere Belzebù per mezzo dell’amore. Viene a sostituire il primato della solitudine con quello della connessione.

Il mutismo, l’inibizione sociale, la vergogna, le difficoltà comunicative, la solitudine sono i sintomi psichici presentati dalle persone che non si sono sentire accolte durante l’infanzia dai propri genitori.

Da questo trauma iniziale si sviluppa poi l’Ego e il demone della Separazione.

Notiamo quanto siano estesi i punti di sovrapposizione tra il Vangelo e le moderne teorie dell’attaccamento.

Il terapeuta seguendo l’esempio di Gesù è chiamato a guarire i pazienti aiutandoli a riconnettersi con il prossimo e con il mondo intero. Tale dinamica risanante può esplicarsi soltanto offrendo al paziente una potente esperienza di segno opposto a quella che ha generato il trauma.

Offrendogli cioè un’esperienza emotiva sostitutiva di sincera e amorevole accoglienza umana.

Vorrei fare un ultimo commento su questo passaggio e far notare come la psicoanalisi stessa nasca a partire dalla guarigione di un caso di mutismo. Mi riferisco al celebre caso di Anna O., trattato da Breuer e Freud.

Credo che sia veramente riduttivo tali punti di connessione come coincidenze non significative dovute al caso. Occorre piuttosto comprendere come vi sia un legame fondamentale tra spiritualità e psicoterapia e tale legame consiste nella cura del mondo interiore.

 

Scacciare i demoni tramite Belzebù: la falsa guarigione che è peggiore del male

Ma qualcuno disse: “ È con l’aiuto di Belzebù, principe dei demoni, che egli scaccia i demoni”

In relazione a questo passo, dovremmo chiederci innanzitutto se sia possibile guarire per mezzo di Belzebù. E come potremmo spiegare in termini clinici questo particolare tipo di guarigione.

Seguendo la metafora in questione, diciamo subito che sì, in un certo senso, è certamente possibile guarire per mezzo di Belzebù ma che tale guarigione di patto porta con sé delle inevitabili conseguenze.

Per chiarire il concetto, potremmo trasporlo su un piano medico.

Forse in pochi sanno che Freud, nei suoi primi tentativi di attirare su di sé l’opinione pubblicare viennese, tentò di aiutare alcuni pazienti dipendenti da morfina, somministrando loro una cura a base di cocaina.

Possiamo immaginare quale fu il risultato.

Ovviamente, tale cura di dimostrò un fiasco clamoroso. I suoi pazienti abbandonarono sì la morfina, ma per gettarsi in una dipendenza ancora più forte, da cocaina.

Naturalmente lo stesso processo di guarigione faustiana può essere osservato in ambito psicoterapico.

Qualche anno fa un giovane collega mi riportò in supervisione un percorso psicoterapico nel corso del quale un suo paziente aveva superato un senso di sé caratterizzato da umore basso e un’autopercezione di profonda inadeguatezza.

Ma poi nelle sue fantasie aveva cominciato a rappresentare sé stesso come un enorme samurai dorato che pisciava in testa alle persone divenute ai suoi occhi piccole come formiche.

Nel caso appena descritto il terapeuta aveva cercato di incrementare l’autostima del paziente, ma invece di nutrire in lui l’amore per sé stessi che scaturisce dal sentirsi parte del tutto, era finito involontariamente ad alimentare il Falso Sé grandioso generato dall’Ego personale.

Su una strada di questo tipo è vero che il paziente può risolvere i sintomi della depressione, ma rischia di assumere una struttura dell’Io sbilanciata in senso narcisistico.

Una guarigione di questo tipo corrisponde a una sorta di magia di patto, a un oscuro accordo faustiano.

Questo è il processo a cui fa riferimento il Vangelo quando parla di guarigione attraverso Belzebù. Occorre tener presente che a volte come nel caso appena descritto, le operazioni psicodinamiche su cui è chiamato a lavorare il terapeuta possono risultare estremamente sottili e purtroppo a chiunque, anche al terapeuta più esperto, può capitare di cadere in errore.

Per questo le istruzione di Gesù sui processi in questione risultano estremamente utili per chiunque intraprenda la strada del terapeuta o della guida spirituale.

Facciamo un altro esempio.

Colludere con il lato oscuro: un trappola in cui è facile cadere

Un’altra trappola a cui ogni terapeuta deve prestare grande attenzione consiste nella tentazione di colludere inavvertitamente con alcuni elementi oscuri del paziente.

Immaginiamo ad esempio una donna che proietti inconsciamente sul marito la figura di un padre maltrattante.

A un certo punto prende piede in lei un odio proiettivo e immotivato nei confronti del coniuge. Ogni piccolo errore del marito comincia a risuonare in lei come una grande ingiustizia.

Travolta da una tale irruzione di inconscio, la donna desidererebbe moltissimo essere riconosciuta nella sua visione delle cose. Ella si sentirebbe capita e supportata se il terapeuta la appoggiasse nella sua delirante visione di essere la vittima di un marito carnefice.

Se il terapeuta cadesse in tale tentazione, la paziente otterrebbe probabilmente una momentanea remissione dei sintomi.

Ma anche qui la guarigione risulterebbe fittizia poiché un percorso di questo tipo non solo distruggerebbe inopinatamente una famiglia, generando una sofferenza che andrebbe a propagarsi per generazioni. Ma offrirebbe alla paziente soltanto una tregua momentanea dal suo disagio, alla quale seguirebbe poi un dolore ancor più profondo.

 

La nostra casa interiore: Gesù descrive la struttura del nostro Io

Tornando la passo del Vangelo in questione, Gesù, dopo aver confutato le accuse rivoltegli, si accinge a spiegare attraverso delle immagini simboliche importantissimi concetti riguardanti la struttura della mente umana.

“Quando un uomo forte, bene armato, è alla guardia del suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l’armatura in cui confidava e distribuisce il suo bottino”.

In psicoanalisi, la casa rappresenta simbolicamente la struttura dell’Io.

Gesù descrive la nostra casa interiore lettura psicoanalitica del vangelo-min

Tale simbolismo risulta molto evidente nei sogni.

All’interno della dimensione onirica, una casa che crolla rappresenta un cedimento delle sovrastrutture della persona. Una casa allagata indica un’irruzione di inconscio. Esplorare una casa ha a che vedere con l’esplorazione del proprio mondo interiore.

Vedere la casa invasa da gente sta a indicare che i pensieri stanno prendendo il sopravvento sulla consapevolezza. La casa scossa da un terremoto indica un cambiamento che destabilizza la persona.

Una casa con vetri trasparenti indica la paura di essere controllati dall’esterno.

E così via, gli esempi possibili sarebbero tantissimi.

In questo caso, Gesù come un profondissimo esperto di psicoanalisi ante litteram sta descrivendo alcune caratteristiche fondamentali della nostra casa interiore, del nostro Io. Innanzitutto fa notare come sia dotata di una struttura difensiva – l’uomo ben armato e forte – lo scopo di tali difese come la rimozione, la scissione o la razionalizzazione, è quello di difendere la struttura dell’Io da tutto ciò che minaccia di minarne l’assetto.

Uno dei principali obiettivi della psicologia del profondo, in effetti, è quello di sostituire le difese primitive, rigide e disadattive con il taumaturgico primato della consapevolezza.

Gesù nella stessa parabola procede descrivendo alcune sconvolgenti e profondissime dinamiche riguardanti il nostro apparato psichico. Egli ci spiega:

  1. che la casa del nostro Io può ospitare diversi padroni;
  2. che questi padroni possono combattere tra loro per contendersi la proprietà del nostro mondo interiore;
  3. che tali padroni possono succedersi l’un l’altro anche nell’arco di pochi minuti.

Vi invito a riconoscere quanto tali verità risultino tanto estranianti quanto immediatamente verificabili nell’esperienza di ogni giorno.

Ad esempio, ad ognuno di noi sarà capitato di uscire fuori di sé ed essere posseduto per un tempo più o meno breve dal demone della rabbia. Mentre è il demone ad abitare la nostra casa interiore, diciamo e operiamo il male.

Ad esempio possiamo dire delle cattiverie a una persona a cui vogliamo bene al solo scopo di farle del male.

Ma quando il demone viene cacciato via e il nostro vero sé ritorna come padrone di casa, ci pentiamo e ci scusiamo, affermando sinceramente di aver detto cose che non pensavamo.

Il caso appena descritto in cui la persona viene momentaneamente abitata da un demone oscuro riguarda soprattutto le strutture dell’Io più sane. Vi sono poi molti casi in cui la persona non ha le forze di respingere il demone e si identifica con lui per un tratto di vita o per la vita intera.

Queste persone vivono costantemente immerse nella paura, nella rabbia e nel delirio.

Il terapeuta come è noto, proprio come Gesù, si impegna ad aiutare queste persone a liberarsi da oscuri demoni interiori.

Ad oggi il demone viene indicato con i termini moderni di bias, di convinzione interiore patogena, schema disadattivo, transfert, corpo di dolore.

Ma il concetto è lo stesso.

I partiti che detengono il nostro governo spirituale

Dopo aver chiarito tali questioni, Gesù continua affermando: “Chi non è con me, è contro di me e chi non raccoglie con me, disperde” Per comprendere le parole del maestro, possiamo immaginare la nostra mente come un parlamento che contiene diversi partiti: il giudice, l’Es, i genitori interiori, i demoni generati da ferite del passato, l’archetipo del puer, l’archetipo dell’ombra, l’Animus e così via.

Ovviamente, la nostra condotta di vita viene determinata da quell’insieme di partiti che di volta in volta detengono la maggioranza del nostro governo spirituale.

È illuminante comprendere come il nostro stato di fisiologica inquietudine dipenda dal fatto che in ogni caso, qualsiasi partito di maggioranza salirà al potere, sarà comunque costantemente contrastato da un qualche partito d’opposizione.

Naturalmente, la nostra felicità e la nostra pace sono legate al fatto che il parlamento del nostro mondo interiore venga guidato in modo stabile e sicuro da ciò che siamo veramente, dal Sé profondo, dall’Anima.

Qualsiasi altro padrone che voglia cacciare dal suo posto il nostro vero sé ci porterà verso il dolore e la malattia.

Ecco svelate dunque le parole del maestro…

Non basta scacciare il demone: la vera guarigione passa per la luce della consapevolezza

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Andiamo avanti con la lettura: “Quando lo spirito immondo esce dall’uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e non trovandone dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano, e la condizione finale di quell’uomo diventa peggiore di prima.

Questo insegnamento di Gesù mette in guardia tutti coloro che si avventurino nel cacciare via un demone da un uomo senza averne un’adeguata preparazione.

L’intervento psichico, esattamente come un intervento chirurgico, se non svolto correttamente comporta dei rischi.

Il punto è che se si priva un uomo delle sue antiche difese per estirpare da lui un demone, è assolutamente necessario fornirlo anche di un forte stato di presenza, altrimenti la sua guarigione avrà vita breve.

E anzi, dopo una prima fase caratterizzata da una remissione dei sintomi, si troverà esposto ad un aggravamento della propria condizione mentale, ovvero per riprendere la parabola di Gesù avverrà che il primo spirito, trovando la casa libera e adorna, ovvero libera da difese, andrà a chiamare altri sette spiriti.

Riportando tali insegnamenti alla psicoterapia moderna possiamo rintracciare nelle parole di Gesù una sorta di messa in discussione del comportamentismo ortodosso, il quale tende ad eliminare il sintomo del paziente senza promuovere in lui un incremento della consapevolezza.

In effetti l’esperienza clinica ci mostra che seguendo un approccio di questo tipo capita spesso che un paziente risolva velocemente una qualche fobia, che riappare però subito dopo sotto nuove sembianze.

Ad esempio, in un paziente la fobia degli insetti può essere sostituita dal timore di contrarre una malattia incurabile. Oppure può verificarsi che il paziente riesca a superare la dipendenza dai genitori trasferendola poi però verso il cibo, verso un partner o una sostanza.

Gesù vuol dirci che perché una guarigione sia reale non basta scacciare semplicemente un demone. Ma occorre che esso venga rimpiazzato in modo stabile dalla luce della consapevolezza.

Secondo il grande maestro, è la consapevolezza del vero sé, l’uomo forte e bene armato, che deve regnare incontrastato nella casa del nostro essere.

 

Vi ricordo che è sono disponibile a effettuare consulenze psicologiche sia online che dal vivo e che è possibile partecipare a gruppi di psicoterapia e di evoluzione interiore qui nel centro di psicologia e psicoterapia Il Filo di Arianna, a Roma Prati, prenotando un appuntamento tramite un messaggio whatsapp al  3926560624

Grazie dell’ascolto, vi auguro una buona giornata.

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