Indipendentemente dal credo religioso le parole di Gesù hanno da sempre ispirato lo spirito dell’uomo. Il suo insegnamento, le sue parabole esprimono in modo sintetico, potente e profondo le dinamiche attualmente studiate in psicoterapia.
Proverò a sottolineare alcune di queste connessioni in riferimento all’episodio della samaritana presso il pozzo.
Cura esteriore e cura del mondo interiore
In questo brano del Vangelo di Giovanni, Gesù esprime un concetto fondamentale nella pratica della psicoterapia, in particolare nel campo dei disturbi psichici caratterizzati da componenti ossessivo-compulsive come dipendenza affettiva e da sostanze, iperefficientismo, bulimia o nevrosi ossessivo-compulsive. Gesù dice alla donna: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete, ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”.
Esprimendosi in modo metaforico e simbolico Gesù aiuta la donna a fare un salto dalla cura intesa in senso concreto alla cura riferita al mondo interiore. Qualsiasi cura intesa in senso prettamente concreto non reca pace all’uomo e lo porta invece verso una reiterazione cieca e insoddisfatta.
Colui che cada nella trappola di provare a soddisfare i bisogni interiori attraverso operazioni concrete si ritrova presto impigliato in processi patologici e ossessivi. Un ragazzo che si lava le mani trenta volte al giorno, fino a provocarsi importanti dermatiti perché si sente ‘sporco dentro’. Una giovane donna che prova a placare il vuoto affettivo per mezzo del cibo. Colui che vive inseguendo il successo ad ogni costo per far fronte a profonde emorragie nell’autostima. La persona che recupera il proprio equilibrio emotivo attraverso l’assunzione di una sostanza (alcol, droghe varie, psicofarmaci). Tutti questi casi hanno in comune tre elementi:
- il fatto di cercare la pace attraverso un elemento materiale;
- la reiterazione compulsiva;
- l’insoddisfazione e il malessere percepiti nella psiche e nel corpo
La reiterazione è generata dal fatto che qualsiasi soluzione concreta ad un problema interiore apporta un beneficio effimero e passeggero, a cui segue un vuoto sempre più profondo. Non è un caso che la samaritana, che ammette di avere cinque mariti, appare come una figura inquieta, preda di un processo compulsivo di tipo amoroso. Tale reiterazione conduce poi ad un comportamento abnorme del soggetto e quindi alla patologia organica (dermatiti, obesità, intossicazione, epatite, malattie di vario genere) e mentale (nevrosi, angoscia pervasiva, depressione, dipendenza, bassa autostima).
Ritrovare l’interiorità con la psicoterapia
A chiunque sia caduto in questa trappola Gesù indica la strada per la salvezza. Una salvezza che al giorno d’oggi può essere intesa anche in senso laico e psicoanalitico.
Occorre cercare un’acqua viva, un acqua cioè che riguardi l’essere. Si guarisce non con un qualcosa che si ha, ma attraverso ciò che si è. In terapia questo tipo di casi possono risolversi positivamente solo a patto che il paziente, con l’aiuto del terapeuta, riesca a fare il passaggio dal concreto al mentale.
Rifacendoci agli esempi suddetti il ragazzo potrà sostituire la compulsione del lavarsi le mani con la comprensione e il superamento delle impressioni infantili che lo hanno portato a sentirsi sporco.
La giovane ragazza potrà colmare il suo vuoto interiore non più attraverso il cibo ma in tanti altri modi che riguardino l’essere. Ad esempio attraverso il nutrimento emotivo fornito dai feed back costruttivi sperimentati in psicoterapia.
La persona che cerca invano il proprio benessere attraverso una insoddisfacente scalata sociale potrà ottenere una vita più felice nell’amore, nell’accettazione e nella cura del proprio essere.
Colui che intossica il proprio corpo sperando nel falso conforto di una sostanza, lo troverà quando sarà in grado di cercarlo all’interno di una relazione umana e autentica.