Cosa significa conquistare l’immortalità?
Prima di addentrarci in questo tema così importante per il nostro benessere psicologico, vorrei ricordare a coloro che potrebbero scandalizzarsi nel sentir parlare uno psicoterapeuta in termini spirituali che psiché vuol dire “anima” e che psicoterapia significa “cura dell’anima”, cioè cura di quel soffio vitale del quale ognuno di noi è chiamato a essere custode.
Ho aperto questo canale proprio per dar parola a una psicoterapia che non tradisca la sua stessa essenza e che sia quindi senza paura una vera e autentica terapia spirituale.
Questa strada non è religiosa, non è dogmatica, ma come dice Heidegger lascia semplicemente che il pensiero si faccia reclamare dall’Essere per dire le verità dell’Essere.
La Felicità, varco verso l’immortalità
Il primo passo da compiere per addentrarci nella psicologia dell’Immortalità è pensare all’esperienza della Felicità.
Non al pendolo dell’euforia e del godimento che dipendono da un qualcosa che viene e va, che possiamo conquistare o perdere.
Intendo la vera felicità, quella che non dipende da nessun elemento esterno, ma da un’illuminazione sul modo di concepire noi stessi in rapporto al mondo.
Quella sensazione che è un insieme di pace, gioia e di amore per ogni cosa.
Spero davvero che abbiate sperimentato questa meravigliosa sensazione, qualche volta nella vostra vita.
Ebbene vi chiedo, in relazione a questo sentimento avete mai sentito l’espressione: “Sono così felice che potrei morire ora, che potrei morire in questo momento”?. L’abbiamo sentito al cinema, in tanti film d’amore e magari sarà capitato anche a voi stessi di pronunciarla.
Se è così, sapete di cosa sto parlando.
Questa espressione che a prima vista può sembrare un controsenso viene pronunciata proprio perché quando si è davvero felici si entra in una dimensione in cui non c’è più morte.
Non c’è morte perché in quel momento il nostro Ego si dissolve e possiamo afferrare in modo vivido come il nostro Essere sia lo stesso essere che condividiamo con il prossimo, con l’altro, col mondo, con la natura e con l’intero universo.
Il vero Amore per trascendere la morte
Riflettendo su questa bellissima esperienza comprendiamo come il vero Amore sia l’antidoto più potente di cui disponiamo per trascendere la morte.
Quando Gesù diceva “Ama il prossimo tuo come te stesso e avrai la vita eterna” non stava parlando di una ricompensa per aver fatto una buona azione, ma di un dato di fatto.
È chiaro che se io mi identifico con il mio Ego, la mia identità prima o poi verrà annientata dalla morte.
Mentre quando posso identificarmi con una dimensione che travalica il confine del mio piccolo Ego, ecco che si apre davanti a me il varco in grado di trascendere la morte.
Non è un caso che questo varco di felicità si apre in un momento di amore romantico. In questo caso, però, se confondiamo il varco con la fonte rischiamo di cadere verso la delusione dell’idolatria, dell’iedalizzazione e della dipendenza affettiva.
Risulta fondamentale comprendere come in Amore una persona possa a volte costituire il varco verso l’Assoluto, ma non sarà mai l’Assoluto. Vorrei dedicare questa ultima riflessione alla mia ex paziente, che chiameremo G.M., che sicuramente comprenderà e trarrà beneficio da queste parole.
Oltre l’Ego: essere parte del tutto
Sullo stesso nucleo di significato, ribatte un altro grande insegnamento evangelico: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà. Ma chi la perderà per causa mia, la salverà”. Qui Gesù ribadisce il fatto che per coloro che rimangono attaccati al proprio Ego non c’è salvezza.
È interessante notare come questi insegnamenti coincidano in modo impressionante con quelli dell’odierna psicanalisi.
Si pensi, ad esempio, che secondo Massimo Recalcati, il principale disagio dell’uomo moderno è quello di identificarsi con il proprio Io. In relazione all’argomento, Recalcati ricorda un’espressione di Lacan, secondo la quale un individuo che si metta una scodella in testa, affermando di essere Napoleone è sicuramente un folle. Ma un re che creda di essere un re è ancora più folle.
Risulta particolarmente significativo poi come questa stessa esigenza di superamento dell’Ego costituisca il fulcro delle maggiori dottrine orientali, rappresentate in epoca moderna da grandi maestri come Ramana Maharshi, Krishnamurti e Yogananda.
È importante nel 2023 poter aprire finalmente gli occhi sul fatto che la cura dell’uomo è una e che a ben vedere Vangelo, psicanalisi e tradizioni orientali, anche se con parole apparentemente diverse, hanno da sempre remato nella stessa direzione: il superamento dell’Ego.
Un esercizio di disidentificazione
Ma al di là delle teorie, vediamo come possiamo sperimentare praticamente questo tipo di verità anche in questo stesso momento attraverso un semplice esercizio.
Fate un respiro profondo e consapevole e lasciate che la vostra mente diventi come uno schermo bianco.
Adesso, accogliete quest’affermazione nel profondo di voi stessi e ascoltate che tipo di emozione vi suscita: “Io so chi sono”. Ora, ripetete lo stesso procedimento con un’altra frase: “Io non so chi sono”.
Ecco, forse, avrete sperimentato un po’ più di ansia durante la prima affermazione e un po’ più di pace e serenità nella seconda.
In relazione allo stesso argomento, se riflettiamo sul fatto che l’Ego non è altro che il depositato dei nostri traumi, allora comprendiamo anche che non si diventa felici perché si contatta l’immortalità, ma si contatta l’immortalità perché si è divenuti felici.
L’immortalità infatti è la visione che giungiamo ad abbracciare quando ci liberiamo dai nostri traumi, In altre parole, come ho spiegato in un precedente video sul mito della Fenice, per contattare l’Eterno dobbiamo lasciar andare il passato.
In psicanalisi sappiamo come il mestiere di genitore sia un mestiere per definizione impossibile e che il miglior genitore è colui che sa di essere mancante. Questo per dire che ognuno di noi in misura minore o maggior ha dovuto contattare il disagio di non ricevere un’amore perfetto dai propri genitori.
Ebbene, voglio dire che il nostro Ego si è formato attraverso tutte quelle esperienze in cui per un motivo o per l’altro non ci siamo sentiti accolti dalla nostra famiglia. Quelle esperienze traumatiche di amore fallito ci hanno fatto cadere nella convinzione di essere una monade isolata dal resto, di non far parte di qualcosa di più grande.
Ed è proprio questa falsa convinzione che ci getta all’interno di un’identità destinata a essere spazzata via dal Tempo.
Una terapia spirituale per superare la sofferenza dell’Ego
L’individuo identificato con l’Ego vive a bagno nel dolore, si sente solo, incompreso, fragile, minacciato a ogni piè sospinto dalla morte, tormentato da una vita percepita come priva di significato.
Questa falsa identità intrisa di pausa è l’origine fondamentale di ansia, depressione, amore narcisistico, accessi d’ira, abuso di sostanze, psicopatia, edonismo consumistico come avrebbe detto Pasolini e nevrosi di ogni tipo.
Su tutto questo può agire una terapia spirituale: attraverso una relazione animica con il terapeuta, il paziente può vivere quella che si dice un’esperienza emotiva sostitutiva e ritornare a sentirsi un tutt’uno con l’Essere universale.
Per l’onda che comprenda di essere oceano, la morte è solo il ricordo di un brutto sogno.
A presto,
Dottor Simone Ordine, psicologo e psicoterapeuta Roma Prati
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