Rimuovere il pensiero della morte significa morire in vita

Apparentemente sembrerebbe vantaggioso reprimere il pensiero della morte. Diciamo a noi stessi che è inutile, che è doloroso e che quindi tanto vale distogliere lo sguardo, voltarsi dall’altra parte.

In realtà, non è così.

Perché il prezzo che paghiamo per rimuovere la consapevolezza della morte è altissimo.

Ed è quello, in un certo senso, di morire in vita.

Sesso, soldi e morte: la triade dei nostri tabù

Sappiamo che la morte, insieme ai soldi e al sesso, fa parte della grande triade dei tabù. Nessuno ti dice precisamente quanti soldi possegga in banca. E del sesso magari si parla anche tanto, ma vi assicuro che gli scenari che emergono quando ci si trova qui nella stanza di psicoterapia sono poi ben diversi, se non diametralmente opposti rispetto a quelli che si riportano tra gli amici al bar

Ma di questa triade, l’elemento che viene più profondamente negato rimane senz’altro quello della morte.

Parlare della morte viene vissuto come qualcosa di sconveniente, imbarazzante e fuori luogo nella quasi totalità delle situazioni sociali. Risulta appunto un tabù, un tema col quale dover fare i conti in solitudine.

Risulta significativo notare come questo tacito assenso sia penetrato persino all’interno della psicanalisi, la quale per tanto tempo ha trascurato se non addirittura negato la portata psichica di questo elemento così importante.

Solo ultimamente, grazie al coraggio di grandi psicanalisti come Irvin Yalom, il grande autore de Le lacrime di Nietzsche – uno stupendo romanzo che vi consiglio di leggere – questo tema è stato sdoganato e siamo arrivati ad ammettere che la morte è la vera matrice dell’angoscia umana, che si trova dietro a tutte le altre forme di angoscia.

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La morte come matrice dell’angoscia umana

In altre parole stiamo comprendendo come qualsiasi forma di inquietudine in un modo o nell’altro sia legata alla morte.

La morte e l’insonnia: thanatos e ipnos, fratelli gemelli

Pensiamo all’insonnia.

Per gli antichi greci, thanatos, il dio della morte, era il fratello gemello di ipnos, il dio del sonno. Questo la dice lunga su quanto questi due aspetti della vita umana siano legati tra loro.

In effetti stiamo parlando di due processi basati sulla dissoluzione di ciò che pensiamo di essere, due processi in cui è implicita la dissoluzione dell’Io.

Molto spesso dietro a un’insonnia severa si nasconde una mancata accettazione della morte e questo sintomo può risolversi elaborando a fondo questo tema.

Il sesso come strumento per esorcizzare la morte

Quasi sempre poi alla base di una sessualità compulsiva si trova il tentativo di vincere ed esorcizzare la morte attraverso il sesso.

Anche qui non è un caso che la coppia thanatos ed eros sia così strettamente legato nella simbologia del nostro mondo interiore.

In effetti, da un punto di vista biologico il sesso è il mezzo attraverso il quale la vita combatte la propria battaglia nei confronti della morte. Vediamo anche come nei paesi con un maggior tasso di mortalità si riscontra allo stesso tempo un incremento dell’attività sessuale e della conseguente natività.

Anche nel mio lavoro, assisto quasi invariabilmente a un accrescimento delle fantasie e dell’attività sessuale in soggetti che siano stati toccati in modo più o meno diretto dal confronto con la morte.

La paura della morte e le decisioni: il nostro tempo è limitato

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Per altri versi, possiamo constatare anche come la paura della morte sia alla base della perdita della capacità decisionale. Questo avviene perché dietro tante scelte di vita si nasconde il concetto del “per sempre” e quindi il relativo confronto con la morte.

Pensiamo, ad esempio, al conseguimento di una laurea, a un matrimonio, alla conclusione di una storia d’amore.

Il soggetto deve ammettere che non ci sarà mai più un momento in cui non sarà laureato, non sarà sposato o che vivrà ancora in coppia con un dato partner e questo implica il riconoscimento che il tempo a nostra disposizione non tornerà indietro e che le molteplici possibilità esistenziali della nostra vita andranno sempre più ad assottigliarsi fino ad azzerarsi definitivamente.

Ecco allora che alcuni soggetti boicottano la propria realizzazione da individui adulti e indipendenti seguendo il pensiero inconscoi e magico secondo il quale se eviteranno le diverse tappe della vita (lo studio, il lavoro, la creazione della vita…) potranno poi evitare anche l’ultima tappa, quella della morte.

Il tema della morte è il fulcro centrale attraverso il quale si organizzano moltissimi altri disagi psichici, pensiamo ovviamente all’ipocondria, ma anche all’amore narcisistico, al consumo di droghe, agli eccessi d’ira, a molte separazioni basate sulla cosiddetta crisi di mezza età, agli acquisti compulsivi.

Elaborare il tema della morte per vivere in modo pieno

A oggi sappiamo come risulta possibile dissolvere o quantomeno alleviare questi disturbi mentali elaborando in profondità il tema della morte. Il processo difensivo alla base di questo tipo di disagi si declina in varie forme ma la sua essenza è la medesima: se eviterò di vivere, non dovrò morire.

Quasi quasi è come se evitassimo di vivere pienamente la nostra vita per assicurarci l’illusione di poter avere un qualche controllo sulla morte.

Al contrario, quando troviamo il coraggio di confrontarci con la realtà della morte, vediamo spalancarsi davanti a noi le porte per una vita piena e autentica.

Una vita di amore e spiritualità.

Esiste l’immortalità?

Voglio anche aggiungere che quando parliamo di morte non possiamo non sentire una voce nel profondo che si chiede: “Ma esiste l’immortalità?”

La risposta è: dipende.

Da cosa dipende?

Questo è un tema molto bello, molto importante di cui vi parlerò in un prossimo video.

 

A presto,

Dottor Simone Ordine, psicologo e psicoterapeuta Roma Prati

Per informazioni e appuntamenti, chiamami o inviami un messaggio su whatsapp al  3926560624

 

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