In questo video parleremo della Cura e lo faremo leggendo un brano tratto dal capolavoro di Martin Hiedegger “Essere e Tempo”.
“Per quel che riguarda i suoi modi positivi, la Cura presenta due possibilità estreme”
Heidegger qui ci dirà che esistono due modi di prendersi cura, uno modo inautentico e un modo autentico.
“Esso è un po’ in un certo senso sottrarre all’altro la cura e nel procurare, saltar dentro al suo posto in suo favore”.
Qui Heidegger fa riferimento a quel tipo di cura nella quale io salto dentro di te e faccio le cose al posto tuo. E in questo modo, lui dice, io ti sto impedendo di prenderti cura di te stesso.
In tal senso, dobbiamo considerare che secondo Heidegger la Cura, intesa nel senso più profondo del termine, riguarda l’essenza stessa dell’essere umano. Per cui in questo modo io ti sottraggo la tua stessa essenza.
Heidegger scrive che consiste nel Pro-curare, come a dire che questa non è una vera e propria Cura, ma è un pro-curare.
“Questo prendersi cura si incarica di procurare la bisogna per l’altro, questi viene così spinto via dal suo posto, messo da parte, per poi rilevare a cose fatte il procurato e disporne come di cosa già pronta, risparmiandosene la fatica”.
In questa modalità inautentica, l‘altro viene decentrato, spinto via dal suo posto.
“Di un tale prendersi cura l’altro può diventare dipendente ed esserne dominato, anche se tale dominio può essere tacito e restare inavvertito a chi lo subisce”.
Anche se Heidegger è un filosofo, un grandissimo filosofo e non uno psicoanalista, sta utilizzando qui il concetto di inconscio, solo che lui parla di qualcosa che rimane inavvertito.
Quindi la persona che subisce questa cura inautentica potrebbe anche non rendersi conto che a mano a mano viene dominata.
Vediamo che questa cura è una cura che opprime l’altro, che crea un’ingerenza e ‘altro ne rimane schiacciato, dominato.
Questo prendersi cura determina in larga misura l’essere l’un con l’altro e consiste per lo più nel procurare l’ente alla mano.
Heidegger qui dice che la maggior parte delle persone concepiscono come Cura soltanto questa modalità inautentica.
È come se facessimo fatica a concepire un modello più elevato di Cura.
E spiega ancora che questa cura consiste nel “procurare l’ente alla mano”, riguarda cioè bisogni materiali, servizi.
Adesso Heidegger ci parla di qual è la Cura autentica.
Sussiste la possibilità opposta. Quella di un prendersi cura che non salta dentro, quanto piuttosto avanti rispetto al poter esser esistentivo altrui.
Non per sottrargli la cura, ma anzi proprio per restituirgliela in quanto tale e per davvero.
Qui Heidegger dice che la cura autentica non salta dentro di te, ma salta avanti rispetto a dove sei arrivato tu nel tuo percorso esistenziale o spirituale.
Quindi chi è colui che salta avanti rispetto al poter essere esistentivo altrui?
Heidegger sta parlando di un maestro, qualcuno che può aiutarti solamente col suo esempio, con la sua aura, con il suo essere, semplicemente perché è più avanti di te nel percorso di consapevolezza.
E quetsa cura non sottrae all’altro la cura, non impedisce all’altro di prendersi cura di sé stesso, non fa le cose al posto dell’altro.
Anzi, il suo esempio stimola l’altro a prendersi cura di sé stesso in modo profondo.
Questo prendersi cura, che riguarda essenzialmente l’autentica cura cioè l’esistenza dell’altro e non un e cosa che esso procuri, aiuta l’altro a diventare nella sua cura perspicuo a sé stesso e libero per essa.
Quindi questo prendersi cura autentico non riguarda un qualcosa che io posso offrirti, ma riguarda proprio l’esistenza, riguarda l’essere.
Allora qui io penso ai genitori nei confronti dei figli.
Spesso il genitore più che occuparsi si preoccupa, più che curare pro-cura.
Chiariamo questo: il vero aiuto che un genitore può dare non è tanto dare qualcosa. Il genitore deve poter dare qualcosa che non ha ovvero l’Essere.
Quindi al figlio non rimane tanto ciò che gli si dà o ciò che gli si dice. Ciò che rimane nel figlio è l’esempio.
Quindi il vero aiuto che possiamo dare ai nostri figli è lavorare su noi stessi.
Il più grande aiuto che possiamo dare ai nostri figli è essere felici.
Difficilmente da un genitore felice esce fuori un figlio sofferente.
La cura maggiore che posso dare a mio figlio è prendermi cura di me.
Parliamo di una cura non tanto che vado alla spa o mi faccio i massaggi. Parliamo della cura del mondo interiore. Prendermi cura del mio spirito, fare un percorso che mi aiuti a liberarmi da certe zavorre, da certe armature, da certi schemi disfunzionali.
È l’aiuto più grande che posso dare a mio figlio.
Perché mio figlio interiorizza l’Essere, il mio modo di essere non quello che dico, non quello che gli impartisco, ma ciò che sono.