L’eterno dentro di noi
Con la morte, svanirà il nostro Io, ciò che abbiamo pensato di essere, la nostra armatura, la nostra personalità.
Moriranno i nostri traumi, il nostro passato, la nostra illusoria identità.
Morirà la paura e la brama dell’Ego.
Per sempre viva rimarrà invece quella parte di noi che abbiamo sempre cercato, quella parte di noi che quando l’abbiamo contattata si è manifestata nell’esperienza come felicità.
Ciò che non cadrà sarà la nostra essenza più vera, la consapevolezza, l’Essere al di là delle forme, il Sé profondo.
La maggioranza degli uomini desidererebbe ardentemente avere una prova dell’esistenza dell’Essere oltre la morte, ma alle loro orecchie tale possibilità giunge come una mera astrazione, come una consolazione effimera, se non addirittura come un penoso autoinganno.
Trascendere l’io per sperimentare la vita eterna
Eppure l’esistenza della vita eterna può essere sperimentata.
L’esistenza della vita eterna può essere sperimentata in modo diretto e concreto da chiunque.
Il ponte per giungere a tale esperienza è la consapevolezza.
Attraverso una semplice meditazione è possibile trascendere la dimensione dell’Io e immergersi nella consapevolezza del Sé profondo.
Quando si raggiunge tale stato di non mente si sperimenta la parte più profonda e vera del nostro essere, posta al di là del tempo e delle forme.
Quella parte di noi senza storia e senza attaccamenti, quella parte di noi posta ben oltre la persona, connessa col Tutto, immersa nella Pace.
Il segreto della vita è morire nell’Io finché si è in vita per scoprire che non c’è morte.
In questo stato di consapevolezza profonda svanisce la solitudine, svanisce ogni lotta, svanisce ogni ansia, ogni preoccupazione.
Svanisce l’Ego, svanisce la morte.
La maggioranza degli uomini vive nella distrazione del lavoro e del piacere consumistico per fuggire il confronto con la verità della morte personale.
Così facendo si allontanano dal vero significato della vita.
Il significato della vita significa abbracciare il percorso che porta l’uomo a trascendere il proprio Io per entrare nella dimensione della consapevolezza immortale, posta dietro e al di là delle forme mortali.
Non a caso la morte rappresenta per l’uomo non consapevole la causa di sofferenza più profonda.
La sofferenza legata alla morte non è altro che la chiamata della consapevolezza che chiama l’uomo non consapevole a disidentificarsi dal proprio io, dalle proprie false credenze, dalla propria storia, dal flusso dei pensieri automatici.
Tutte le altre sofferenze minori come gli attacchi di angoscia, le nevrosi, la depressione, le dipendenze e i problemi relazionali derivano, in ultima analisi, da questo stesso punto: l’identificazione dell’uomo con l’Io.
La vera vita eterna: la permanenza della consapevolezza, non dell’Io
La vita eterna non riguarda la permanenza infinita dell’Io, che sarebbe una condizione assurda e addirittura ridicola, ma la permanenza della consapevolezza di cui l’Io non è che una delle infinite possibilità.
L’Io è l’onda mortale.
La consapevolezza è l’oceano immortale.
La consapevolezza è il cielo immortale.
L’io è il film che finisce.
La consapevolezza è lo schermo bianco su cui viene proiettato il film.
Rifletti su questo: tutti gli scienziati del mondo uniti insieme non sarebbero in grado di dare vita ad uno solo neurone degli ottanta miliardi di neuroni che ti sono stati donati.
Pertanto puoi accogliere tale verità: la consapevolezza non viene dal cervello, ma è il cervello che viene dalla consapevolezza.
Una consapevolezza ben più profonda di qualsiasi piccolo io limitato dalla sua forma mortale.
La morte dovrebbe essere una tranquilla accettazione, un addentrarsi con amore nell’ignoto, un addio gioioso a tutti i vecchi amici, al vecchio mondo.
La morte non dovrebbe essere una tragedia.
Ciò che l’uomo non consapevole chiama vita non è che identificazione con un certo corpo, con una certa mente, con un certo comportamento.
E ciò che chiama morte non è altro che uscire da quella forma, da quel corpo, da quel concetto.
Coloro che hanno rivolto lo sguardo all’interno, coloro che hanno scoperto chi sono, hanno conosciuto un processo senza fine: hanno contattato la vita eterna.