In questo video della serie “Le trappole mentali” indaghiamo uno di quei trabocchetti che ci impedisce di raealizzare appieno noi stessi: odiare l’angoscia.

 

 

In questo video vi parlo in una delle principali trappole mentali che possono interferire con la cura di noi stessi, che possono impedirci di portare a compimento ciò che noi siamo.

È molto utile vedere insieme questa trappola per poterla evitare.

Questa trappola consiste nell’odiare l’angoscia nel voler assolutamente rifiutare e quindi desiderare di eliminare l’inquietudine e l’angoscia dalla nostra vita.

Allora, vediamo perché questo atteggiamento è disadattivo.

L’ansia non accettata, cresce ancora di più

Innanzitutto, se noi non accettiamo questo tipo di manifestazioni (l’ansia, l’angoscia, l’inquietudine, il turbamento), noi non facciamo che gettare benzina sul fuoco.

Perché dico questo?

Perché non accettare l’ansia cioè sentire i segnali dell’ansia (un po’ di tachicardia, un po’ di respiro corto, i muscoli che si contraggono) e interpretarle come un pericolo, fa sì che il mio corpo produca una risposta di attacco-fuga, che aumenta questo tipo di sensazione.

Vedete bene che in questo modo, non accettando l’ansia e l’angoscia, entriamo in un circolo vizioso in cui la non accettazione aumenta i sintomi, i sintomi fanno sì che io abbia ancora più paura e accetti ancor meno quello che sto provando. Questa mancata accettazione accresce ancora di più le somatizzazioni e quindi, appunto, alla fine si cade in una fenomenologia molto spiacevole, con manifestazioni psicosomatiche molto intense.

Perché invece di odiare l’angoscia, dovremmo accettarla?

L’ansia e l’angoscia hanno una funzione

Innanzitutto perché se la natura ce le ha date, ci sarà un motivo.

La natura ci dà una serie di sensazioni come la fame, la sete e il sonno perché hanno una funzione ben specifica. Ugualmente, anche l’angoscia ha una sua funzione. Ecco perché non dobbiamo eliminarla dalla nostra vita.

In effetti, lo scopo della psicoterapia non è mai creare un uomo senza inquietudine. Sarebbe come togliergli un senso fondamentale.

La terapia ha tutt’altro scopo, cioè quello di poter ascoltare la chiamata dell’angoscia.

Quindi vediamo che la soluzione non è voler eliminare l’angoscia come può avvenire utilizzando dei farmaci, benzodiazepine o cose di questo tipo. In alcuni casi, certamente possono essere utili.

Facciamo un esempio: nessuno si sognerebbe mai di eliminare dalla propria vita il senso del dolore perché ci è utile. Se io camminando sulla spiaggia, calpesto un chiodo, sento un dolore. Quel dolore mi è amico perché mi sta segnalando che c’è un corpo estraneo che può interferire con il mio organismo. Quindi devo allontanare il corpo estraneo, stare attento a quella cosa.

Quindi il dolore è utile.

Nessuo si sognerebbe di usare antidolorifici e anestesie per far sparire del tutto il dolore dalla nostra vita perché perderemmo un segnale importante. Possiamo semmai, in casi estremi (pensiamo a una malattia cronica o nel caso di un’eutanasia) ricorrere a una cura del dolore. Allo stesso modo, in casi davvero gravi, si può far uso di psicofarmaci.

L’angoscia come dono della natura

Però, in generale, è bene pensare che l’angoscia, l’ansia e l’inquietudine ci sono stati dati dalla natura come un dono. Come ci è stato dato il dolore fisico per poterci difendere nel mondo materialeda quel che può nuocere al nostro organismo, abbiamo l’angoscia per poter comprendere delle cose che riguardano il percorso di vita di ciascuno, il mondo interiore.

In effetti, noi sappiamo che al’ngoscia è un varco privilegiato, probabilmente l’unico, attraverso il quale possiamo comprendere quali siano le nostre esigenze. Solo ascoltando l’inquietudine posso capire ciò di cui ho bisogno. Solo ascoltando l’angoscia posso capire quali sono le mie esigenze.

Se non ascolto l’angoscia e lo vedo soltanto come qualcosa che mi opprime, come un demone da odiare, io mi perderò un elemeto fondamentale della vita: la cura.

La cura, intesa nel senso più profondo del termine, significa poter ascoltare l’angoscia che è in grado di farci capire che cosa dobbiamo fare per prenderci cura di noi.

Heidegger, questo grande filosofo esistenzialista, diceva che l’angoscia ci singolarizza perché non può essere mai risolta con una soluzione valida per tutti e per nessuno, presa a prestito dall’esterno. Ognuno deve risolvere l’angoscia a modo proprio.

Ci sarà una persona che ha bisogno di rendersi consapevole di alcune emozioni che ha rimosso. Un’altra persona che magari ha bisogno di poter elaborare degli elementi del proprio passato. Ogni caso a sé, ogni caso è unico. Ecco perché l’angoscia ci singolarizza, ci mette a contatto con la nostra esigenza particolare, diventa una stella polare che ci dà una direzione di quel che può essere il nostro percorso di vita.

 

 

 

Per rimanere aggiornato sui nuovi contenuti, iscriviti al mio canale su Youtube

Per informazioni e appuntamenti, chiamami o inviami un messaggio su whatsapp al  3926560624

 

Guarda gli altri video della serie sulle trappole mentali:

#2 Risolvere un problema interiore con un’operazione concreta

#3 Perseo e medusa: la trappola della pesantezza

#4 La trappola dell’amore impossibile

Share on FacebookTweet about this on TwitterEmail this to someoneShare on LinkedInPin on Pinterest