Santoni e guru sanno che gran parte del loro ascendente sulle persone è dato dall’aura di mistero della quale si ammantano, dal segreto che circonda le loro tecniche e pratiche.

Il terapeuta rischia sempre di cadere in una simile tentazione, lasciandosi ammaliare dalla possibilità di acquisire autorità e potere sul paziente bisognoso, tenendolo all’oscuro, ponendosi a distanza, quasi su di un piedistallo.

Ma ciò comprometterebbe in modo irrimediabile il percorso terapeutico.

Come sottolinea Irvin Yalom nel volume “Il dono della terapia”, perché il processo di guarigione sia efficace è necessario che tra paziente e terapeuta si instauri una relazione sincera e autentica, in cui non può e non deve esserci una simile dinamica di potere.

Ciò significa anche e soprattutto spiegare in che modo funziona esattamente la terapia, quali siano i meccanismi sottesi, la logica profonda che guida il percorso che si sta intraprendendo insieme.

Essere trasparenti nei confronti del paziente è fondamentale per diversi motivi.

 Trasparenza in psicoterapia. La base per costruire la fiducia

Innanzitutto, la trasparenza è il prerequisito indispensabile per costruire la fiducia, elemento chiave dell’alleanza terapeutica.

Il paziente che arriva per la prima volta nella stanza di terapia deve potersi sentire a proprio agio, accolto all’interno di una dimensione in cui può abbassare le difese e aprirsi completamente, rivelando le parti più profonde e nascoste di sé, senza timore di venire rifiutato o giudicato.

È molto improbabile, purtroppo, che lui o lei abbia già sperimentato qualcosa di simile in precedenza.

Per questo è importante prepararlo, spiegandogli cosa accadrà nel corso delle sedute, informandolo sul proprio approccio e su come si lavorerà insieme, fianco a fianco, per superare il problema che lo ha indotto a rivolgersi a un professionista.

 Trasparenza in psicoterapia. Informare e preparare il paziente lo aiuta a ridurre l’ansia

La totale trasparenza e sincerità rispetto ai metodi utilizzati e agli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere è necessaria anche per dare sollievo al paziente fin dalla prima seduta, aiutandolo a ridurre l’ansia che porta con sé.

Chi entra nella stanza di psicoterapia per cominciare un percorso è già carico di un’ansia primaria, una preoccupazione forte legata al malessere che sta sperimentando.

Non ha senso e anzi è deleterio esporre una persona già sofferente e bisognosa di conforto e aiuto a una situazione ambigua, privandolo dei punti di riferimento e degli strumenti necessari a orientarsi.

L’ignoto può farlo sentire fragile, incerto e spaventato, una condizione che non favorisce l’apertura e il dialogo.

Di conseguenza, è necessario che il paziente venga messo nella condizione di comprendere cosa sta accadendo e come comportarsi.

Sapere cosa aspettarsi durante una seduta ha un valore rassicurante.

Questo discorso è ancora più importante nel caso si stia parlando dell’ingresso in un gruppo di terapia da parte di un paziente che non ha mai fatto un’esperienza di quel genere.

L’intensità delle emozioni e dei rapporti, la grande quantità di interazioni con individui diversi, l’intimità vissuta all’interno della psicoterapia di gruppo possono creare a primo impatto un senso di angoscia e ansietà, che può incidere sul buon esito della terapia.

Proprio per questo, il terapeuta che conduce il gruppo ha l’importante compito di introdurre il paziente in modo graduale, fornendogli delle indicazioni a cui attenersi così da mitigare le forti emozioni che potrebbero emergere in quella situazione nuova e sconosciuta.

 Trasparenza in psicoterapia. Una via per gestire aspettative irrealistiche e realizzare una migliore collaborazione

Altro aspetto che non dobbiamo sottovalutare è il ruolo attivo del paziente nel suo percorso di guarigione.

Quando si arriva in terapia sull’onda di una sofferenza non più tollerabile, spesso si varca la soglia con aspettative irrealistiche rispetto al percorso che si sta cominciando e a colui che ci guiderà o meglio ci starà accanto lungo il cammino.

In questa situazione, il terapeuta appare quasi come uno stregone dotato di poteri soprannaturali, capace di compiere miracoli, al quale si chiede di risolvere i nostri problemi con un colpo di bacchetta magica.

Il lavoro del terapeuta, però, non è quello di fornire una soluzione preconfezionata ai problemi che gli vengono presentati.

Egli, piuttosto, forte di una lunga formazione, dell’esperienza accumulata e del proprio personale vissuto, ha il compito di accompagnare il paziente in un percorso che lo condurrà alla consapevolezza e al cambiamento.

Il terapeuta non può e non deve sostituirsi al paziente, che deve assumersi la responsabilità di sé stesso, della cura di sé.

Essere chiari sui limiti e sulle potenzialità della terapia aiuta a gestire le aspettative del paziente, prevenendo possibili delusioni o frustrazioni se i progressi non sono immediati o lineari.

Ma è anche fondamentale perché la comprensione delle tecniche utilizzate consente loro di collaborare al meglio, facilitando il lavoro congiunto, cuore del processo terapeutico insieme alla relazione.

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Immagine di rawpixel.com su Freepik

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