Litigi continui, battibecchi che non sfociano in nulla, oppure lunghi silenzi, distanza fisica ed emotiva, il desiderio che manca completamente.
Questi possono essere i segnali di una crisi di coppia, una situazione in cui il rapporto tra i partner sembra in bilico, pronto a spezzarsi alla minima sollecitazione, nonostante i tentativi di entrambi di rimettere le cose a posto.
Perché una coppia va in crisi?
Non esiste una risposta univoca a questa domanda.
Molti possono essere gli eventi scatenanti che minano alla base il rapporto e destabilizzano quel delicato equilibrio che si instaura tra i membri di un coppia. Spesso si tratta di situazioni esterne alla relazione che, però, incidono profondamente sulla vita insieme.
Per esempio, la perdita del lavoro di uno dei partner e il venir meno del benessere economico e della serenità può alimentare tensioni che sfociano in una crisi. Ma anche un lutto improvviso o una malattia possono determinare una situazione di conflitto. Persino la nascita di un figlio e la necessità di passare dalla dimensione duale della coppia al ruolo di genitori può mettere in crisi il rapporto. Ogni coppia è unica e, di conseguenza, ciò che mette in difficoltà una non è detto che crei problemi a un’altra.
I cavalieri dell’Apocalisse: i quattro nemici del rapporto di coppia
Secondo l’esperto di relazioni John Gottman, esiste un modo per prevedere se una relazione è destinata ad avere successo oppure naufragherà nel corso del tempo. Ci sono dei precisi comportamenti che infliggono ferite tanto profonde al rapporto da rovinarlo completamente. Gottman li chiama “i quattro cavalieri dell’apocalisse”.
I quattro segnali che anticipano la fine sono: la critica, il disprezzo, l’atteggiamento difensivo e l’ostruzionismo.
La critica viene definita come qualcosa di diverso rispetto alla semplice lamentela per un comportamento sbagliato o un errore. La critica distruttiva è quella che colpisce direttamente il partner e il suo modo di essere. Quando si assume questo atteggiamento nei confronti, di solito, ogni situazione diventa pretesto per attaccare il carattere o la personalità dell’altro. Frasi come “Sei egoista”, “Non ti prendi mai cura di me” non sono commenti, ma giudizi che feriscono l’altro membro della coppia, scatenano risentimento e lo allontanano.
Il disprezzo si manifesta in diversi modi, dai commenti sarcastici ai veri e propri insulti, passando per comportamenti svalutanti nei confronti dell’altro. Ha a che fare con una modalità di interazione che sminuisce i pensieri e le parole del partner e lo fa sentire senza alcun valore. È un atteggiamento che indica l’assenza di rispetto verso la persona amata.
Stare sulla difensiva, assumere un atteggiamenti di chiusura nei confronti del proprio partner significa cercare sempre una scusa o una giustificazione per i propri comportamenti o errori. Magari, cercare di addossare all’altro la responsabilità.
C’è poi l’ostruzionismo che ha a che fare con il vuoto comunicativo. Si verifica quando uno dei due decide di chiudersi in sé stesso, mettendo un muro tra sé e l’altro, comportandosi in modo freddo e ostile. Non c’è tentativo di apertura e dialogo, non si prova a mettersi in ascolto o a empatizzare.
Tutti questi comportamenti uccidono la relazione, arrivano a soffocarla.
Recuperare un rapporto in crisi: la terapia di coppia
Spesso la terapia di coppia viene vista come ultima spiaggia, il tentativo di salvare la relazione in extremis. In realtà, un percorso con un terapeuta può aiutare molto ad affrontare momenti di transizione o di crisi. In particolare, il terapeuta funge da mediatore, elemento che consente alla coppia di comunicare in modo non aggressivo e, soprattutto, più efficace.
La terapia di coppia apre a una dimensione di riflessione che permette di mettere in evidenza le dinamiche in atto, di correggere la prospettiva e di promuovere la comprensione reciproca.
Ma questo tipo di intervento terapeutico lavora anche a livello più profondo.
Nel corso delle sedute di terapia di coppia, infatti, si può arrivare a toccare le fondamenta stese del rapporto, che risiedono nel modello amoroso interiorizzato da ciascuno dei due partner. Il tipo di relazione sentimentale che instauriamo, infatti, si struttura sulla base del modello di coppia che ci viene offerto fin dall’infanzia dai nostri genitori. È quello il nostro primo punto di riferimento, un esempio che viene assorbito.
Gli individui che hanno vissuto all’interno di una famiglia disfunzionale possono sviluppare dei sistemi di difesa rispetto ai vissuti di coppia. Spesso queste persone hanno difficoltà a raggiungere un certo grado di intimità con il partner e si precludono la possibilità di vivere un rapporto profondo e completo. Di fronte a questo tipo di situazioni, la psicoterapia rappresenta una valida opportunità per trovare modelli alternativi e per superare le proprie difficoltà relazionali, che spesso sono un ostacolo per il buon funzionamento del rapporto di coppia.
In altri casi, si assiste a una dinamica per la quale, all’interno della coppia, uno dei due partner delega all’altro la cura di sé, cercando di controllarlo e manipolarlo per ottenere la sua completa devozione e l’attenzione più totale. In questo tipo di situazioni, quella persona sta cercando di ottenere dal proprio compagno o compagna quel che non ha avuto durante l’infanzia, un amore incondizionato e assoluto.
Il bambino piccolo ha diritto a essere amato in modo incondizionato dal proprio genitore, che deve accudirlo e prendersi cura di lui poiché il piccolo non è in grado di provvedere a sé stesso e ai propri bisogni. L’adulto, invece, ha diritto a un altro tipo di amore, fondato sul rispetto e lo scambio reciproco.
Una relazione è sana e funziona se ci si trova in una condizione di inter-indipendenza, in equilibrio tra dipendenza totale e indipendenza totale. Non deve essersi annullamento di sé, un trascurare i propri bisogni e desideri per mettere l’altro al primo posto. Né si deve essere così autonomi da far eclissare l’altro nella relazione.