Il nostro sé è un qualcosa di estremamente più complesso e profondo di quel che di volta in volta ci è dato poter manifestare fattivamente, poiché ognuno di noi è posto nella problematica condizione esistenziale di poter scegliere in ogni istante un solo contegno, una sola parola, un solo gesto e così via, anche se gran parte di quel che siamo autenticamente riposa nell’ombra delle infinite possibilità a cui abbiamo rinunciato. Alla maggior parte delle persone appare tranquillizzante negare l’esistenza delle possibilità rimaste inespresse: esse guardando il mare preferiscono pensarlo come la luccicante superficie visibile piuttosto che come l’oscuro abisso sottostante. Albergano nel nostro Sé un rettile, un mammifero, un filosofo, il maschile e il femminile, un bambino, un genitore e molto altro ancora. Chi non riesca a riconoscere come la propria interiorità contenga diverse istanze in conflitto fra loro, sarà costretto a vivere, a identificarsi e a concedere lo status di verità di volta in volta ad una sola delle sue parti. Incapace di riconoscere la molteplicità e la ricchezza del proprio mondo interiore, un tale individuo si troverà continuamente sbalestrato da una posizione all’altra, da un ruolo all’altro, senza sentirsi mai pienamente sé stesso. Si identificherà di volta in volta con un solo aspetto del proprio Sé che rimarrà però ai suoi occhi sempre un po’ sfocato, perché sovrapposto alle altre parti negate. Prima o poi inoltre gli aspetti non riconosciuti del Sé reclameranno la loro parte e protesteranno, pungolandolo con diversi fastidiosi segnali (ansia, gastrite, insonnia, difficoltà sessuali, ecc.). Esasperato da questa condizione egli rimbalzerà da una possibilità all’altra, sperando di trovare finalmente la retta via, la soluzione, la verità, ma dopo un periodo più o meno breve di soddisfazione vedrà tornare tutto come prima, appannato, stagnante, frustrante, lacunoso.
Come dice il proverbio non possiamo avere la botte piena e la moglie ubriaca: la nostra esistenza ci costringe ad esprimere via via un’unica possibilità del nostro essere. Non posso ad esempio essere sposato e non esserlo allo stesso tempo. Questo stato di fatto della esistenza contiene un lato più oscuro e uno più luminoso. Quello più oscuro consiste nel dover accettare che l’uomo nella sua essenza è soprattutto negazione, proprio poiché è chiamato insuperabilmente a rinunciare ad esprimere la maggior parte di ciò che autenticamente è. Il lato luminoso può essere colto nel comprendere che sebbene ogni scelta ci costringa a non esprimere fattivamente una serie di elementi interiori, nondimeno essa ci lascia liberi di non negare la ricchezza, il valore e l’autenticità delle possibilità che pur non espresse riposano in noi.
Il nostro pensiero non è che un dialogo interiore tra diverse prospettive e possibilità che abitano la nostra mente. Accettare d’esser chiamati in ogni momento a scegliere fra una moltitudine di possibilità che ci appartengono è faticoso e angosciante. Faticoso e angosciante è riconoscere la nostra condanna alla libertà e alla responsabilità, la nostra grandezza, la nostra smisurata capacità di pensare. Faticoso e angosciante è aver presente che ogni scelta significa tollerare di non portare ad effetto una parte essenziale di ciò che siamo. Ma se scansiamo il peso di questo lavoro esistenziale, se rifiutiamo di confrontarci con le infinite possibilità di essere che abitano la nostra mente, ostinandoci a considerare di tali possibilità valida e reale solo quella che di volta in volta scegliamo di vivere, il nostro dialogo interiore s’impoverirà, ed insieme ad esso si indebolirà anche la nostra mente. Seguendo binari mentali rigidamente fissati, voltando le spalle alla nostra fisiologica conflittualità e complessità, ci ritroveremmo a proteggere dietro ad alte mura difensive nient’altro che una dimora stagnante e paludosa.
Finché non arriveremo a comprendere che nel nostro essere vi è molto di più di ciò che ci è dato esprimere dalla realtà manifesta saremo costretti a saltare senza sosta da una maschera all’altra, confonderemo continuamente nel processo di individuazione della nostra identità una parte con il tutto, negando la maggior parte di quel che siamo; frustrati dalla incompletezza, deviati da rigide certezze, saremo condannati alla noia, alla sterilità e al grigiore di un pensiero coartato. Se al contrario accetteremo che in noi convivono una moltitudine di modi d’essere diversi in comunicazione tra loro ci sentiremo stabili nel dubbio, inesauribili nella ricchezza delle nostre possibilità mentali, soddisfatti del nostro ricco dialogo interiore