In questo video leggeremo e interpreteremo insieme uno dei passi più belli e potenti del Vangelo: quello in cui Gesù scaccia i demoni nel paese dei Geraseni.
In tale episodio Gesù ci offre un insegnamento molto potente per la psicoterapia.
Ciascuno di noi può trarre grande beneficio nel comprendere questi insegnamenti luminosi poiché i demoni, anche se forse non ce ne rendiamo conto, fanno parte della nostra vita quotidiana.
I demoni dentro di noi
Per introdurre il tema dei demoni maligni, occorre dire preliminarmente come il significato più profondo del Diavolo consiste proprio nella frammentazione, nella divisione. Mentre al contrario il senso più profondo di Dio e della Salvezza si trova nell’unità.
I demoni maligni nascono infatti da nuclei scissi del Sé.
Le scienze moderne ci confermano che alcuni di questi schemi mentali aventi come substrato organico grosse ampolle neuronali possono giungere a comportarsi in modo molto simile a una forma di vita a sé stante, dotata di una propria motivazione, di una propria identità e di un proprio istinto di sopravvivenza.
Posseduti dal demone
Esistono diversi tipi di demoni in grado di possederci e prendere il posto della nostra consapevolezza.
Il Corpo di Dolore di Eckhart Tolle
Alcuni vengono descritti dal maestro spirituale Eckhart Tolle nel bellissimo lavoro “Il potere di Adesso”. Lui li chiama Corpi di dolore. Sono entità che nascono da traumi infantili e che si cibano di pensieri e di emozioni negative.
Queste sono come delle parti di noi che ci boicottano e che delle volte riescono a portarci purtroppo fino al suicidio.
Il Super-io, un giudice interiore sadico
Altri demoni prendono vita a partire da oggetti-sé tossici come ad esempio l’interiorizzazione di un genitore non accogliente che genera in noi un Super-Io invidioso, un giudice interiore sadico che ci fa sentire continuamente inadeguati.
I pensieri intrusivi
Altri demoni ci perseguitano sotto forma di pensieri intrusivi, invasivi e parassitari. Pensieri che prendono possesso della nostra mente anche se noi non ne gradiamo la presenza.
Il demone della Rabbia
Altre volte veniamo posseduti dal demone della Rabbia.
Sono tantissimi i pazienti che mi contattano per lavorare proprio su questo punto, sulla gestione della rabbia.
In effetti, quando una persona è preda di questo pattern comportamentale animale, ancestrale, dell’attacco-fuga, può fare cose in cui non si riconosce. Quando torna in sé, si pente di quello che ha fatto, anche se a volte è troppo tardi.
A volte, il soggetto dimentica addirittura le azioni messe in atto. Spesso, il soggetto descrive sé stesso in quei momenti dicendo: “Ero fuori di me”. E chi lo vede dall’esterno dice: “Non era più lui, era irriconoscibile, gli erano cambiati gli occhi, la voce”.
I nostri demoni: i comportamenti psicopatologici
Vediamo bene quindi come questo tipo di comportamenti psicopatologici con i quali il terapeuta ha a che fare praticamente tutti i giorni, rappresentino in modo molto evidente quelli che in un linguaggio tradizionale venivano identificate con dei demoni. Delle entità che appunto sono in grado di prendere il posto momentaneamente della consapevolezza del soggetto, mettendo in atto comportamenti aggressivi di tipo autodiretto o eterodiretto.
Detto questo ci rendiamo conto di quanto gli insegnamenti di Gesù siano salvifici per il nostro mondo interiore. Egli infatti ha spiegato perfettamente le tecniche attraverso le quali poter far fronte, poter superare questo tipo di stati mentali.
Accingiamoci dunque alla lettura di questo bellissimo e potente passo del Vangelo.
Gesù incontra un uomo posseduto da uno spirito impuro
Leggiamo dal Vangelo secondo Marco:
“Giunsero sull’altra riva del mare, nel paese dei Geraseni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro”.
Il primo impatto, la prima sensazione che si avverte da questo brano è che Gesù sia entrato in una nuova dimensione. Una dimensione misteriosa che riguarda i luoghi dell’inconscio e della trascendenza.
L’apertura di questo passo infatti ci mette immediatamente in contatto con un varco dimensionale. Tale porta, tale ponto simbolico viene indicato da ben due elementi della narrazione: il passaggio da una riva all’altra del mare, che anche nell’interpretazione dei sogni rappresenta il segno di una transizione da una dimensione a un’altra; e l’ambientazione dei sepolcri che rappresenta anch’essa un luogo di confine tra ciò che è umano e ciò che non lo è.
Prenditi cura del tuo demone interiore, cura le tue ferite
I demoni, infatti, così come l’angelo, sono entità di confine, aventi la funzione di mettere in contatto il mondo terreno con quello celeste. E contemporaneamente, da un punto di vista psicoanalitico, tali entità hanno anche la funzione di mettere in contatto gli aspetti consapevoli, consci dell’Io, con la dimensione dell’inconscio.
Non è un caso che gli antichi greci per augurarsi la felicità, utilizzassero il termine: “Abbi una buona eudamonia”, che significa “Sii amico del tuo demone interiore” il che va inteso come integra gli aspetti concreti con quelli spirituali, trova una comunicazione feconda tra il mondo cosciente e quello inconscio, ricerca un buon rapporto col tuo demone interiore, col tuo disagio ovvero prenditi cura delle tue ferite interiori.
“Costui aveva la sua dimora tra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene. Perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi e nessuno riusciva più a domarlo”
Come non scorgere in questo passaggio la denuncia del voler contenere il disagio mentale con la costrizione.
Gesù non vuole imprigionare con le catene, ma liberare con la parola.
Questo insegnamento è il fulcro centrale della psicoterapia. Qui Gesù anticipa palesemente di duemila anni la legge 180, la legge Basaglia del 1978 e la liberazione dei malati di mente dai manicomi.
Per un Avatar illuminato, infatti, non esiste il tempo per cui potremmo dire non solo prima che Abramo fosse, ma anche prima che Basaglia fosse, Gesù è.
“Continuamente notte e giorno, tra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e urlando a gran voce disse: “Che c’è tra te e me Gesù, figlio dell’Altissimo? Ti scongiuro in nome di Dio, non tormentarmi”.
Dunuque se è vero come stiamo dicendo che uno spirito impuro rappresenta un disagio mentale, è interessante notare che da un punto di vista clinico questo caso potrebbe rientrare in una diagnosi di personalità borderline.
Emergono infatti due elementi diagnostici significativi: il primo è l’autolesionismo, questo percuotersi con pietre; l’altro è la fortissima ambivalenza, anche tipica dei casi borderline.
Infatti questo individuo prima gli si getta ai piedi, si prostra davanti a Gesù come per chiedere aiuto, come per supplicare ma contemporaneamente lo respinge, dicendogli “Non tormentarmi”.
In questo stesso passaggio è contenuto un elemento davvero impressionante: non possiamo pensare che sia una semplice coincidenza il fatto che le parole con cui il demone si rivolge a Gesù (che c’è tra me e te oh figlio dell’Altissimo?) siano le stesse identiche che Gesù rivolge alla madre qualche tempo di prima, alle Nozze di Cana.
Ricordiamo come in quell’occasione dica alla madre: “Cosa c’è tra te e me, oh donna?”.
In quel momento Gesù stava affrontando un passaggio difficile, stava rimproverando la madre e segnando un confine tra il proprio ruolo, tra la propria missione e le richieste materne.
È proprio questo il punto.
Il demone a ognuno di noi parla usando i dialoghi difficili che abbiamo avuto con i nostri genitori. Egli ha la meglio su di noi quando riesce a fermare il tempo all’interno di un film già visto, di un disco rotto.
Il demone vince quando ci inchioda nella ripetizione del passato
Un individuo viene soverchiato dal demone quando vede il presente come una ripetizione del passato, in particolar modo in relazione ai momenti difficili vissuti in famiglia.
Non è un caso quindi che Gesù risponda al demone con una domanda: “Qual è il tuo nome?”
In tal modo Gesù compie un’operazione psicodinamica potentissima.
Egli riconosce il demone come altro da sé e dalle proprie esperienze passate, così facendo spezza la trappola del transfert, del trauma e del demone.
Ma l’opera risanante di Gesù si muove almeno su due piani diversi.
Siamo dominati dalle dinamiche che rimangono inconsce
Con quella domanda infatti non sta solamente trascendendo il transfert ma si sta muovendo anche per identificare il nome del demone. Questo è esattamente ciò che fa lo psicoterapeuta in ambito clinico poiché in psicanalisi sappiamo che siamo dominati da quelle dinamiche che non riusciamo a vedere, che rimangono inconsce, di cui non sappiamo il nome.
In altre parole, tra il demone e la persona vince colui che non si fa definire dall’altro.
Se mi faccio definire con i miei pensieri oscuri, se mi identifico in essi, sono loro a vincere su di me. Al contrario, se sono io a vederli, a prenderne coscienza, a definirli appunto, ecco che sono io a stabilire un governo sul demone.
Gli diceva infatti: “Esci spirito impuro da quest’uomo” e gli domandò “Qual è il tuo nome?”. Il mio nome è legione, poiché siamo in molti.
Anche il nome del demone non è casuale.
Il nome “legione”, infatti, condensa tre aspetti del disagio mentale e del demone maligno.
Innanzitutto, l’intensità, quindi la forza di una legione. Ma poi la frammentarietà, quindi sono in tanti, sono moltissimi soldati. Questa è proprio la divisione mentale, è la frammentazione del Sé, che è il contrario del simbolo di Dio e della salute mentale, che indica la pace dell’Uno.
E poi c’è l’elemento della guerra. Vediamo come lo spirito impuro, il disagio non è in pace, è sempre in guerra.
Il trauma porta l’individuo sempre alla sofferenza e quindi alla paura e la paura genera rabbia, genera la guerra.
“E lo scongiurava con insistenza perché non li scacciasse fuori dal paese. C’era là sul monte una numerose mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: “Mandaci da quei porci poiché entriamo in essi”. Glielo permise e gli spiriti impuri dopo essere usciti entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare. Erano circa duemila e affogarono nel mare.
La salute mentale: equilibrio tra le parti
Per mettere in luce il significato simbolico di questo passaggio e spiegare l’operazione psicodinamica compiuta qui da Gesù, dobbiamo brevemente descrivere il modo in cui Freud, il padre della psicoanalisi, pensava la mente.
Egli la vedeva divisa in tre entità: l’Es, l’Io e il Super-Io.
L’Es è il centro delle pulsioni più animali, sia sessuali sia aggressive. L’Io è la nostra parte consapevole. E il Super-Io è il nostro giudice interiore, l’introietto del genitore arcaico, quella parte di noi che dà le regole. SI dice che prescrive, proscrive e funge da ideale dell’Io.
Dunque la patologia mentale si ha quando c’è uno squilibrio tra queste parti.
Quando domina il Super-io si va più verso una depressione o nevrosi.
Quando domina l’Es si va in una dimensione più psicotica.
Qui Gesù è come se stesse cercando un equilibrio perché la salute è data proprio da un equilibrio di queste parti.
Lo strapotere delle parti primitive sul resto del Sé
Il disagio in questo caso nasce da uno strapotere dell’Es, delle parti più primitive e animali sul resto del Sé. Quindi Gesù per ristabilire la salute e l’armonia, riporta alcune pulsioni di base nella loro giusta collocazione animale, nei porci,
Nell’essere umano esistono parti animali che vanno rispettate e integrate nel resto del Sé.
Per questo Gesù non getta i demoni fuori dal paese ma come dicevamo sopra il problema sorge quando queste parti assumono una dominanza su quelle umane.
Il Minotauro e il dio Pan: stare in rapporto con la nostra parte animale
Nel mito greco questo è raffigurato in modo molto evocativo da due figure: il Minotauro, con testa di toro e gambe umane, in cui alcuni aspetti animali dominano su quelli umani, è considerato un mostro da abbattere.
L’episodio in cui l’eroe Tesero si addentra nel labirinto della mente per uccidere il mostro interiore, il Minotauro, con l’aiuto di Arianna, l’anima, rappresenta un’altra perfetta metafora della psicoterapia.
Il dio Pan, invece, con la testa umana e le zampe caprine, in cui la parte umana domina su quelle bestiali che vengono relegate verso la terra, verso il basso, rappresenta una divinità potente e benevola.
Non è un caso allora che il demone che rappresenta un eccesso di pulsioni terrene venga spostato dal monte al dirupo e al mare, venga sospinto quindi dall’alto al basso.
Cosa significa il fatto che i porci cadano in mare?
Arginare l’irruzione di inconscio
Abbiamo visto in un video precedente intitolato “Camminare sul mare dell’inconscio” che dal punto di vista psicoanalitico, il mare può simboleggiare la dimensione inconscia. Per cui il poter ricollocare una legione di istinti bestiali all’interno del mare vuol dire poter arginare un’irruzione di inconscio.
A volte, infatti, è come se il fiume del nostro inconscio esondasse, riportando alla luce dell’Io aspetti troppo primitivi e ancestrali del nostro essere profondo, generando in tal modo dei demoni.
In questo caso Gesù argina questa irruzione dell’inconscio, lasciando l’Io libero e ripulito da determinati spiriti impuri e animali.
La resistenza a guarire
“I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campane. E la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto, Giunsero da Gesù e videro l’indemoniato vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla legione ed ebbero paura. Quelli che avevano visto spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci e loro si misero a pregarlo di abbandonare il loro territorio”.
In queste righe vediamo esplicitamente come gli abitanti del villaggio abbiano paura di Gesù, abbiano paura del guaritore, del terapeuta, di colui che è in grado di scacciare il demone.
Che cosa significa questo?
Significa che in fondo, in ognuno di noi, c’è un demone che non vuole essere cacciato via.
Questo passaggio viene rappresentata proprio la resistenza della nostra società a guarire, a cacciare via i demoni.
Questo perché il demone ci costringe a identificarci con lui. Le persone si identificano con la propria sofferenza, a volte resistono, si arrabbiano quando provi a portargliela via.
A volte siamo affezionati alla nostra sofferenza, sentiamo che è parte della nostra identità e abbiamo paura che ci venga strappata via.