Salve a tutti,

in questo video metterò in evidenza la follia del senso di colpa, vi offrirò degli spunti di riflessione che possano aiutarvi a trascendere questo sentimento che più di ogni altro interferisce con la nostra autenticità, creatività e felicità.

Primo paradosso del senso di colpa: la colpa non esiste

La prima assurdità, il primo paradosso del senso di colpa è estremo e radicale. Vale a dire che da un punto di vista psicoanalitico, la colpa non esiste, non è altro che una superstizione.

Quindi noi possiamo credere o alla psicoanalisi o alla colpa: l’uomo non è trasparente a sé stesso.

Il padre della psicanalisi, Sigmund Freud, diceva che l’Io non è padrone in casa propria.

Per cui vediamo bene come sia assurdo attribuire la colpa a una persona che sappiamo essere mossa da forze che non sono sotto il suo controllo.

Secondo paradosso del senso di colpa: Ci sentiamo in colpa perché qualcun altro ha mancato nei nostri confronti

Il secondo paradosso del senso di colpa è che se io mi sento oppresso dal senso di colpa non vuole dire che io abbia mancato nei confronti di qualcuno o qualcosa.

Piuttosto significa che qualcun altro ha mancato nei miei riguardi.

Perché dico questo?

In psicanalisi sappiamo che l’origine profonda del senso di colpa è collocata all’interno di un contesto familiare dove i genitori non sono in grado di offrire amore incondizionato al figlio.

Questo bambino che idealizza il genitore, quando non si sente amato non può pensare che il genitore è deficitario e non è in grado di amore.

La sua mente processa il concetto secondo il quale se il genitore non mi ama, vuole dire che io sono mancante.

Se il genitore non mi ama che c’è qualcosa in me che non va.

Questa è l’origine del senso di colpa.

La vera origine del senso di colpa è dunque il fatto che qualcuno – o meglio le persone più importanti della mia vita cioè i miei genitori non sono stati in grado di amarmi.

Terzo paradosso del senso di colpa: il senso di colpa ci induce a reiterare ciò che ci fa sentire in colpa

Il terzo paradosso del senso di colpa ci dice che quando io mi sento in colpa in relazione a un comportamento o a un atteggiamento che io percepisco come inadeguato, mi sto condannando a reiterare quello stesso comportamento

Chi vive nel giudizio vive nella superficialità, vede soltanto l’ultimo tassello del domino e non tutta la dietrologia. Non riesce a vedere che quell’atteggiamento è il risultato di una lunga catena di causa ed effetto.

Quando giudico, non riesco a vedere tutti i condizionamenti che mi hanno portato a un certo comportamento.

E quindi proprio perché non posso vedere i condizionamenti, non posso decondizionarmi e quindi costringo me stesso a reiterare quel certo atteggiamento

giudicare vuole dire non vedere le cose in profondità e se non posso andare a fondo di quella problematica, non posso risolverla, non posso cambiarla.

Noi possiamo o giudicare o comprendere.

Ma quando viviamo nel giudizio non riusciamo a smontare l’ingranaggio di quel certo comportamento problematico.

Kafka in Lettera al padre scrive: “Di fronte a te, avevo perduto ogni fiducia in me stesso e conseguito in cambio uno sconfinato senso di colpa”.

 

A presto,

Dottor Simone Ordine, psicologo e psicoterapeuta Roma Prati

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Se sei interessato al tema, potresti guarda anche il mio video dedicato alla trappola del senso di colpa spiegata attraverso la lettura di Kafka

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