Tutte le coppie, nel corso della propria vita di relazione, affrontano difficoltà e sfide, momenti di forte cambiamento, alti e bassi. La crisi di coppia, a ben guardare, è un tappa obbligata nell’evoluzione del rapporto, qualcosa di del tutto fisiologico.
Può capitare, in alcuni frangenti, di sperimentare delle forti difficoltà comunicative con il proprio partner, che portano con sé frustrazione e incomprensioni, litigi continui oppure lunghi silenzi. È come se non si riuscisse ad aprirsi all’altro, facendo luce sulle proprie esigenze, su dubbi e paure, sogni e speranze. Allo stesso tempo, non si riesce a entrare in sintonia con l’altro, a riconoscere i suoi sentimenti, pensieri, emozioni.
La comunicazione diventa sterile, vuota, mancano l’intesa e la complicità. Si finisce col parlare sempre meno, soltanto per le esigenze pratiche, lasciando poco spazio alla condivisione di sé e del proprio mondo interiore.
A lungo andare, le difficoltà di dialogo possono compromettere seriamente il rapporto.
In questi casi, spesso, la scelta di intraprendere un percorso di terapia di coppia a Roma Prati e di farsi supportare da un esperto può aiutare a trovare nuovi strumenti, nuove modalità di comunicazione e a superare il blocco che rischia di minare la relazione.
Interpretare la comunicazione in terapia di coppia
Nel corso delle sedute di psicoterapia di coppia, il terapeuta può mettere in atto una serie di tecniche e metodi per aiutare i due partner a esprimere sé stessi in modo libero e spontaneo, aprendosi l’uno all’altro.
In primo luogo, il terapeuta può fornire una interpretazione della comunicazione che avviene tra i membri della coppia. Questa interpretazione non ha a che fare con il contenuto del dialogo, con i fatti, con quello che si dice, ma con le modalità e il processo attraverso cui avviene la comunicazione.
Egli, cioè, aiuta i partner a comprendere le dinamiche psicologiche sottese alla comunicazione in atto, promuovendo l’ascolto attivo da parte dei partner.
La riformulazione in terapia di coppia
Altra tecnica che può essere utilizzata dal terapeuta è quella della riformulazione, che consiste nel restituire all’emittente la sua comunicazione. In poche parole, si cerca di esporre il messaggio in altri termini per comprendere se è stato recepito nel modo adeguato e se quel che è arrivato al partner sia effettivamente quel che si voleva comunicare.
È uno strumento molto utile perché consente di approfondire la conoscenza di sé e dell’altro.
Esistono diversi modi per riformulare un messaggio:
Parafrasi: con questo tipo di riformulazione, l’interlocutore cerca di dire con altre parole quel che ha appena ascoltato. Lo scopo ultimo, in realtà, è quello di aiutare l’altro ad approfondire il proprio discorso
Riepilogo: consiste nel sintetizzare il contenuto di una comunicazione particolarmente lunga, con l’intento di consentire all’altro di proseguire e ampliare il proprio discorso;
Riformulazione correttiva: serve a ripetere la comunicazione concentrandosi soltanto su alcuni aspetti e aiuta l’interlocutore attraverso l’espressione di stati emotivi;
Riformulazione critica: attraverso questo tipo di riformulazione si cerca di far venire alla luce un aspetto latente o poco evidenziato del messaggio, si esplicita un aspetto implicito, in modo che l’altro possa riesaminare quanto detto;
Delucidazione: si utilizza di solito quando la comunicazione appare confusa e poco comprensibile, in modo da darle una forma più chiara e da aiutare l’emittente del messaggio ad acquisire maggiore consapevolezza oltre che a proseguire nel dialogo;
Figura sfondo: attraverso questo tipo di riformulazione si cerca di porre in primo piano, dando loro rilievo, elementi che sono stati posti sullo sfondo, ribaltando la percezione;
Sottolineatura, che consiste nel porre l’accento su alcuni concetti o parole, introducendo nel discorso anche l’aspetto emotivo della comunicazione.
Lo psicodramma nella terapia di coppia
Un altro strumento di grande efficacia nella terapia di coppia è lo psicodramma, tecnica messa a punto dal filosofo e psichiatra Jacob Moreno negli anni Venti del Novecento, solitamente utilizzata presso il nostro studio a Roma Prati all’interno della terapia di gruppo.
Lo psicodramma dà la possibilità di dare forma a emozioni, vissuti, ricordi attraverso una rappresentazione scenica che mette in gioco lo spazio e il corpo. Ciascun partner interpreta un ruolo all’interno della messa in scena. Ma è possibile anche assumere il punto di vista dell’altro, mettersi nei suoi panni in modo da cercare di penetrare più a fondo nella sua interiorità, di comprenderlo e, allo stesso tempo, di capire meglio anche sé stessi perché ci si guarda con altri occhi, come un osservatore esterno.
Così, si può prendere maggiore consapevolezza di elementi inconsci, sottaciuti che se non riconosciuti possono farci entrare in conflitto con il partner, destabilizzando il rapporto di coppia.
La scultura di coppia
In ultimo, all’interno di un percorso di psicoterapia di coppia può risultare di grande utilità la tecnica della scultura di coppia. Questa particolare pratica consente di utilizzare la simbologia del corpo e dello spazio in modo alternativo per descrivere il rapporto e il conflitto tra i due partner.
Come funziona nel concreto?
Il terapeuta invita entrambi a pensare a una scultura che possa rappresentare l’assetto della coppia in quello specifico momento della relazione. Potrebbe trattarsi di una statua che esiste davvero nella realtà come il Ratto di Prosperpina di Bernini o la Pietà di Michelangelo. Potrebbe essere l’immagine contenuta in un dipinto o all’interno di un altro tipo di rappresentazione artistica. Ma potrebbe anche essere completamente frutto di fantasia, una scultura completamente inventata.
È fondamentale che ciascuno pensi in autonomia, senza confrontarsi con l’altro e senza cercare di influenzarlo.
Dopo aver riflettuto, entrambi devono descrivere a parole proprie il tipo di scultura che hanno immaginato. Poi, arriva la parte pratica in cui si chiede di realizzare la scultura, utilizzando i propri corpi.
Si tratta, in termini semplici, di una scultura vivente.
A questo punto, il terapeuta deve fare molta attenzione nell’analizzare gli elementi della comunicazione non verbale. Deve intercettare gli sguardi, cogliere il movimento, osservare le espressioni del viso, la posizione dei corpi l’uno rispetto all’altro e le tensioni che si producono all’interno di questa rappresentazione plastica della relazione.
La scultura viene tenuta per qualche minuto in modo tale che entrambi i membri della coppia possano sentire quelle tensioni e le resistenze provocate dalla necessità di entrare in contatto con l’altro. Il terapeuta chiederà di fare attenzione alle proprie percezioni, a quel che si prova stando in quella situazione. Potrebbe anche chiedere ai due di scambiarsi, invertendo i ruoli così come avviene nello psicodramma, per mettersi al posto dell’altro e capire cosa prova.