Mal di schiena psicosomatico
Ti è mai capitato di alzarti dal letto al mattino e ritrovarti con la schiena bloccata, senza un motivo apparente?
O magari avverti spesso una tensione alla base del collo oppure qui, in mezzo alle scapole che a vole peggiora dopo una giornata particolarmente stressante, altre volte si manifesta all’improvviso, senza un vero perché.
Forse hai pensato che si trattasse di un problema passeggero dovuto a una postura scorretta, al troppo tempo passato davanti al computer oppure hai dato la colpa al materasso ormai vecchio.
Eppure, anche dopo aver cambiato cuscino, fatto stretching o preso un antidolorifico, il dolore si ripresenta, forte come prima.
E se questo mal di schiena non fosse soltanto un problema muscolare?
Se invece fosse il tuo corpo a parlarti, cercando di esprimere emozioni e tensioni che non riesci a elaborare?
Mal di schiena, male dell’anima: perché vengono i disturbi psicosomatici
Il mal di schiena psicosomatico è esattamente questo.
Un dolore fisico che ha origine nella mente, in particolare nelle emozioni spiacevoli e conflittuali che non riusciamo a tollerare.
Ma come è possibile che un disagio interiore possa scatenare o peggiorare un mal di schiena, una cervicalgia o altri disturbi di questo tipo?
Per comprenderlo dobbiamo ricordare che le emozioni non sono solo stati mentali passeggeri.
Esse hanno un corrispettivo concreto nel corpo, poiché sono in grado di provocare risposte fisiologiche ben precise.
Quando proviamo un’emozione, che si tratti di paura, ansia o rabbia, il nostro organismo reagisce.
In che modo?
È il sistema nervoso autonomo a entrare in gioco, inviando una serie di segnali chimici – neurotrasmettitori e ormoni come l’adrenalina, la noradrenalina e il cortisolo – ai diversi distretti corporei.
Ecco allora che, istantaneamente, il battito cardiaco accelera, il respiro diventa più rapido e superficiale, la pressione sanguigna aumenta e i muscoli si tendono.
Questi sono i corrispettivi somatici dell’emozione, i suoi effetti diretti sul corpo che si prepara ad affrontare una situazione percepita come minacciosa, come se dovesse combattere o fuggire.
Questo meccanismo, chiamato risposta di attacco o fuga, è un’eredità evolutiva che ci portiamo dietro da milioni di anni e che ha permesso ai nostri antenati di sopravvivere.
Si tratta di una risposta naturale e adattiva, utile in situazioni di pericolo.
Ma cosa succede quando non ci concediamo la possibilità di provare queste emozioni perché sentiamo che sono sbagliate, perché vanno in conflitto con le nostre idee, i nostri valori, quello che ci hanno insegnato?
Rabbia e mal di schiena.
Pensiamo, ad esempio, a una forte rabbia che proviamo nei confronti di una persona cara: un genitore, un partner, un amico che conosciamo da tutta la vita.
Fin da piccoli ci è stato insegnato che l’affetto e il rispetto verso le persone a cui vogliamo bene sono fondamentali.
Magari ci sentiamo ingiustamente trattati, feriti, frustrati, ma al tempo stesso non riusciamo a esprimere questa rabbia, perché la percepiamo come inaccettabile.
La reprimiamo, cerchiamo di ignorarla, la soffochiamo sotto il peso del senso di colpa o della paura di essere giudicati.
Ma le emozioni che non trovano sfogo, non spariscono.
Anche se cerchiamo di negarle, di fare finta di nulla, il nostro corpo le registra.
Ecco allora che la tensione emotiva inespressa si trasforma in tensione muscolare: le spalle si irrigidiscono, la mandibola si contrae, i muscoli della schiena si tendono, trattenendo quell’energia che non ha trovato uno sfogo naturale.
Nel tempo, questa tensione cronica diventa dolore.
I muscoli irrigiditi si affaticano, riducendo l’afflusso di sangue e ossigeno ai tessuti, favorendo l’infiammazione e aumentando la sensibilità al dolore.
Questo è uno dei modi in cui si manifesta il mal di schiena psicosomatico, che può prendere forme diverse, dalla cervicalgia alla lombalgia (dolore alla parte bassa della schiena), passando per il dolore dorsale.
Il circolo vizioso del mal di schiena psicosomatico
Quello del mal di schiena psicosomatico è un vero e proprio ciclo, o meglio un circolo vizioso che si autoalimenta, intrappolandoci in un ciclo di dolore, ansia e inattività.
Talvolta, il problema nasce in modo del tutto banale, da un gesto semplice fatto senza troppa attenzione.
Sollevi uno scatolone pesante durante un trasloco, sposti il divano mentre stai spazzando il pavimento di casa, fai un movimento brusco in palestra ed improvvisamente avverti una fitta alla schiena che ti toglie il respiro.
In altri casi, l’origine del mal di schiena è meno evidente, più sottile e nascosta. Può trattarsi di una tensione emotiva che si accumula nel tempo: stress lavorativo, preoccupazioni familiari, conflitti interiori mai risolti.
Oppure, come abbiamo visto, alla base di quel dolore fisico troviamo emozioni che non riusciamo ad accettare e che, anziché essere espresse, vengono inconsciamente trattenute nel corpo.
In entrambe le situazioni, se il problema non si risolve entro breve, cominci a preoccuparti
Ogni volta che fai un movimento, senti male.
Il dolore diventa un pensiero fisso: ti chiedi se si tratti di qualcosa di serio, se peggiorerà, se sarai costretti a limitare le tue attività quotidiane, a chiedere qualche giorno di permesso dal lavoro, magari.
La preoccupazione cresce e con essa l’ansia.
Inizi a prestare sempre più attenzione alla tua schiena, a ogni piccolo segnale di disagio, monitorando ogni fitta o contrattura.
Ti pieghi su te stesso, assumendo una posizione rigida, difensiva, come se stessi cercando inconsciamente di proteggerti dal dolore. La tua postura si fa sempre più chiusa, le spalle si irrigidiscono, il respiro si accorcia.
Inizi a muoverti con ancora più cautela. Eviti determinati gesti, smetti di fare esercizio, riduci le attività fisiche, nel tentativo di non aggravare la situazione.
Ma questa strategia, invece di aiutarti, peggiora il problema: i muscoli, privati del movimento di cui hanno bisogno, diventano ancora più rigidi e deboli.
Di conseguenza, il dolore persiste e si intensifica. Più lo percepisci, più la tua mente lo amplifica, più la tua reazione è di paura e immobilità.
Il risultato? Un circolo vizioso in cui il dolore alimenta l’ansia e l’ansia amplifica il dolore.
Per interrompere questo meccanismo, è fondamentale ritrovare fiducia nel tuo corpo e nel movimento, imparando a sciogliere la tensione con consapevolezza e senza paura. Solo così potrai spezzare la catena della sofferenza e ritrovare benessere.
Guarire dal mal di schiena psicosomatico. Esercizi terapeutici per mente e corpo
Un problema come il mal di schiena cronico di origine psicosomatica non si risolve semplicemente assumendo antidolorifici, rimanendo immobili a letto per giorni oppure con trattamenti che agiscono solo sui sintomi.
Per ottenere un vero miglioramento, è fondamentale andare alla radice del problema, riconoscendo il ruolo che la mente e le emozioni giocano nel mantenere il dolore.
Il primo passo è acquisire consapevolezza: il dolore non è solo una questione di tensione muscolare, ma un messaggio che il tuo io profondo sta cercando di comunicarti, utilizzando come tramite il tuo corpo, unico strumento a disposizione.
Stress, ansia, rabbia repressa o paure inespresse possono alimentare la tensione e trasformarsi in rigidità fisica e quindi in mal di schiena psicosomatico.
Ignorare questi segnali significa cadere nella trappola di un circolo vizioso che occorre spezzare.
Di seguito vorrei darti alcune indicazioni utili, tratte dal libro “Qui e ora” di Ronald D. Siegel, un libro dedicato alle strategie quotidiane di mindfulness e meditazione.
Rimedi per il mal di schiena psicosomatico: osserva i pensieri legati al dolore
Un esercizio utile è quello di monitorare i pensieri legati al dolore.
Ogni volta che ti accorgi di un pensiero negativo riguardo alla tua schiena, quando senti montare ansia e preoccupazione per quella contrattura o quello stiramento, traccia un segno su un foglio.
Dopo un’ora, osservalo: quanto spesso il tuo dolore è stato amplificato dai pensieri? Quante volte, anziché accettarlo e lasciarlo andare, lo hai nutrito con l’ansia e la paura?
Guardando il foglio, ti renderai conto di come la mente influenza il tuo stato fisico.
Rendersi conto di questo schema ti permette di diventare un osservatore esterno dei tuoi pensieri, staccandoti da essi e comprendendo come spesso non ti dicano la verità.
La realtà è che i pensieri influenzano profondamente la percezione del dolore: quando sei stressato, il mal di schiena sembra insopportabile; quando sei distratto o sereno, magari non lo senti nemmeno.
Rimedi per il mal di schiena psicosomatico: ora ricomincia a muoverti
Dopo aver preso consapevolezza del ruolo della mente nel mantenere il dolore, il passo successivo è riportare il corpo in movimento. Spesso, chi soffre di mal di schiena psicosomatico sviluppa una vera e propria paura del movimento (kinesiofobia). Ogni fitta viene interpretata come un segnale di pericolo e, per evitare di peggiorare la situazione, si riduce progressivamente l’attività fisica.
Ma questo atteggiamento, anziché proteggerti, peggiora il problema:
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I muscoli diventano sempre più rigidi e deboli, alimentando il dolore.
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La paura del dolore diventa più forte, creando uno schema di evitamento.
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Si perde la fiducia nel proprio corpo, come se fosse fragile e pronto a spezzarsi.
Il vero recupero passa attraverso il movimento graduale e consapevole. Non significa forzarsi a compiere gesti dolorosi, ma iniziare con piccoli movimenti, camminate, esercizi di stretching o attività dolci come lo yoga. Ogni volta che ti muovi senza paura, il tuo cervello rielabora il messaggio e impara che il movimento non è pericoloso.