Salve a tutte e a tutti,

subito dopo aver svelato di essere il Messia atteso, Gesù fa una dichiarazione sconvolgente: esorta i discepoli a usare la spada, a odiare il padre, la madre, i figli, la moglie e addirittura sé stessi.

A volte, Gesù incendiava gli spiriti dei suoi ascoltatori usando parole di fuoco.

E qui di certo, Pietro, Giacomo, Giovanni e gli altri discepoli saranno rimasti a bocca aperta e con gli occhi fuori dalle orbite.

In questo video vi offro una interpretazione psicoanalitica di quello che viene considerato uno dei passi più controversi del Vangelo.

Vedremo come dietro alcune espressioni estreme e apparentemente contraddittorie del grande maestro si nascondano illuminanti indicazioni per gestire in modo più elevato le relazioni con le persone a noi più care.

Avremo modo di constatare come tali insegnamenti evangelici trovino piena corrispondenza con le riflessioni della moderna psicoterapia familiare.

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Iniziamo subito a leggere e a commentare insieme questo misterioso tratto del Vangelo secondo Matteo.

“Non sono venuto a metter pace, ma spada”. Affrontare i propri demoni con la spada del Guerriero di Luce

Non pensate che io sia venuto a metter pace sulla Terra. Non sono venuto a metter pace, ma spada”

A primo impatto queste parole ci arrivano come un fulmine a ciel sereno.

Com’è possibile che colui che più profondamente ha predicato la pace e l’amore, dichiari di voler portare la spada nel mondo?

Per recuperare un senso profondo nelle parole del maestro, dobbiamo vederne le connessioni simboliche con il resto della sua predicazione.

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Prima di tutto occorre realizzare che la spada di cui parla Gesù non è fatta di ferro e non serve a ferire nessuno. Egli si riferisce piuttosto alla spada spirituale del Guerriero di Luce, la stessa con cui San Giorgio abbatte il drago, con cui Perseo taglia la testa di Medusa e con la quale Teseo affronta il Minotauro.

Si tratta di immagini esoteriche non del tutto sovrapponibili ma che condividono lo stesso cuore pulsante della psicoterapia: mi riferisco al processo di vittoria del vero Sé sui mostri del mondo interiore.

Consideriamo ad esempio il mito di Teseo.

Egli rappresenta l’Eroe, ovvero la parte sana del paziente, che si addentra nel labirinto della mente con la spada sguainata, armato cioè della consapevolezza, per affrontare il Minotauro, simbolo dei traumi non risolti del passato.

Teseo riesce a non perdere in tale prova perché guidato dal filo di Arianna, elemento simbolico quest’ultimo corrispondente all’Anima e veicolato nella pratica clinica dalla figura dello psicoterapeuta.

Comprendiamo dunque come la spada di cui parla Gesù rappresenti un mezzo per affrontare con efficacia i demoni che turbano la quiete del nostro spirito.

Andiamo avanti nella lettura del Vangelo secondo Matteo.

“Sono venuto a dividere il figlio dal padre”: lasciar andare i condizionamenti ereditati dalla famiglia d’origine

Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre e la figlia da sua madre. E i nemici dell’uomo saranno quelli di casa sua”.

La versione secondo Luca è addirittura più radicale.

Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli, fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo”.

In queste righe i significati simbolici connessi con la spada vengono chiariti ulteriormente.

La spada è legata al risveglio della consapevolezza.

Ora apprendiamo come tale risveglio debba passare per un importante confronto con l’eredità culturale e psicologica trasmessaci dalla famiglia di origine.

In effetti, per tornare alla metafora del Minotauro, i moderni studi di psicoterapia mostrano come la maggior parte dei nostri interiori prendano forma a partire da traumi legati a un qualche problema familiare.

Gesù invita i discepoli a lasciar andare i condizionamenti appresi per immersione in seno alla famiglia, al fine di abbracciare una vita nuova più elevata, fatta di pace, consapevolezza e amore universale.

Egli non ci sta dicendo che non dovremmo amare la nostra famiglia ma che è fondamentale per il nostro risveglio emanciparci dalla soggezione del nostro passaggio.

Come è noto il grande maestro parla in parabole.

In questo caso egli utilizza la figura della spada per esprimere in modo efficace il taglio del cordone ombelicale che ha legato ognuno di noi ai propri genitori

Comprendiamo quindi che l’immagine dell’arma così come la parola odio non vanno intese nella loro accezione colloquiale bensì come una metafora atta a rendere l’idea della forza, del coraggio e anche del dolore insiti in questa importante transizione di vita.

Chi è mio padre? Chi è mia madre? Il primato dello spirito sulla logica del sangue

D’altra parte durante il suo ministero egli torna più volte sul tema in questione.

Quando durante una predica i discepoli gli fanno notare la presenza di alcuni membri della sua famiglia, Gesù coerentemente con i suoi insegnamenti risponde: “Chi è mio padre? Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli? Mio padre e mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola del Signore”

Qui Gesù ribadisce con forza il primato dello spirito rispetto ai principi del sangue e dei geni.

Per essere genitore non basta generare nella carne.

Madri e padri sono tutti coloro che svolgono nel mondo una funzione di guida nel percorso che conduce verso il sé profondo.

Anche nel significativo colloquio con Nicodemo, Gesù torna sul medesimo insegnamento. Il grande maestro spiega come dopo la nascita dal grembo materno ognuno di noi per entrare in paradiso, per giungere cioè alla felicità, è chiamato a rinascere nello spirito.

Con questa seconda nascita, l’uomo si emancipa dalle leggi non scritte imposte dalla propri famiglia, trascende quella che Heidegger definisce come la gettitudine dell’esserci e fa spazio a una parola nuova, dettata dalle intuizioni luminose emanate dal sé profondo.

Sulla stessa strada, secondo il grande analista Carl Jung, intorno ai trent’anni di età, la persona avverte una chiamata che la spinge a definire la propria individuazione permettendo che la figura del proprio sé si stagli dallo sfondo dell’eredità familiare.

La persona, attraverso un lavoro interiore, rendendosi consapevole dei condizionamenti ricevuti in famiglia, può decondizionarsi e conquistarsi uno spazio di libertà e autodeterminazione.

Nella visione di Gesù, dunque, il processo di rinascita risulta strettamente legato alla possibilità di elaborare e trascendere l’eredità psicologica trasmessaci dalla famiglia di origine.

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Come nel mito della Fenice: rinascere lasciando alle spalle il passato

In tal senso, le parole del grande maestro rimandano la mito della Fenice.

Nell’antico mito egizio, la fenice per rinascere in tutto il suo splendore deve compiere un faticoso percorso allo scopo di lasciar andare il padre morto – simbolo del passato e dell’eredità psichica familiare – nel tempio di Eliopoli.

Anche il mito di Edipo è legato per certi versi allo stesso nucleo di significati.

La tragedia di Edipo e l’inefficacia delle azioni concrete sulla dimensione psichica

L’eroe tragico, divorato dai sensi di colpa, che si cava gli occhi con le proprie stesse mani rappresenta in modo emblematico la vittoria del senso di colpa e dell’oscurità su coloro che non riescono a trascendere un pesante karma familiare.

La tragedia di Sofocle ci permette di contattare un aspetto particolarmente profondo del tema in questione.

Edipo ha ucciso il padre in carne e ossa ma viene comunque schiacciato dal padre interiore.

Questo ci fa capire che l’azione concreta non ci è di alcun aiuto nella dimensione psichica.

Nella dimensione psichica, contano solamente le operazioni psichiche.

Come terapeuta ho visto moltissimi pazienti farsi in quattro per cercare di recidere in modo concreto che lo legavano al genitore: cambiando città o addirittura nazione, litigando furiosamente, interrompendo con lui ogni rapporto

E nondimeno sprofondare sempre di più nel karma familiare.

Naturalmente agire in modo concreto sul genitore esteriore non fa che peggiorare le cose.

Occorre invece agire in modo psichico sul genitore che abita il nostro mondo interiore.

È fondamentale che nel parlamento della nostra psiche, la consapevolezza sia il partito di maggioranza e il genitore un partito di minoranza.

Abbiamo visto che, dunque, che il processo di confronto, elaborazione e superamento del mandato familiare costituisce una dinamica umana universale, che attraversa trasversalmente epoche e culture diverse, che vanno dall’antico Egitto all’antica Grecia, fino a sfociare oggi nella moderna psicoterapia familiare.

In effetti, tale dinamica umana costituisce il cuore stesso dell’evoluzione spirituale su questo pianeta.

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L’invito a odiare i figli e la moglie: la necessità di confini e sana distanza nei rapporti

Ma che dire dell’invito a odiare i figli, i fratelli la moglie e sé stessi.

Partiamo dalla figura del figlio. Sappiamo bene quanto Gesù ami i bambini, per cui ovviamente egli non ci sta incoraggiando a disprezzare i nostri figli.

In realtà il maestro vuol ricordarci che tra figlio e genitore vanno tracciati dei confini, va elaborata una sana distanza, va riconosciuto uno spazio sacro e cosmico da custodire e rispettare con umiltà.

In psicoterapia, sappiamo quanto siano nocive le relazioni tra genitori e figli caratterizzate da invischiamento.

In questi casi, il terapeuta deve lavorare duramente per ristabilire confini più sani tra i vari membri della famiglia.

In tal senso Lacan spiegava come nelle famiglie invischiate il terapeuta debba essere come una sbarra di ferro posta tra le fauci del coccodrillo che vorrebbe fagocitare i suoi piccoli, che vorrebbe godere del proprio frutto.

Gesù ci invita poi a cercare la stessa sana distanza anche con i fratelli.

Forse in pochi sanno che il complesso di inferiorità viene coniato da Adler, uno dei più importanti allievi di Freud, per indicare lo stato mentale di chi sia stato messo in ombra da un fratello maggiore.

In breve, tanto il Vangelo quanto la psicoanalisi ci dicono che benché i fratelli di sangue possano certamente risultare una risorsa positiva nella nostra vita, nondimeno risulta fondamentale comprendere a fondo la natura del nostro rapporto con loro.

Anche nella fratellanza occorre rinascere nello spirito ed evitare di vivere la relazione in modo automatico e inconsapevole.

Veniamo ora all’espressione “odiare la moglie”

Con tale esortazione, Gesù ci sta semplicemente raccomandando di ricercare nella relazione col partner quella giusta distanza che ci consente di non con-fonderci, cioè di non fonderci con.

In altre parole, ci ricorda di mettere l’amore romantico e possessivo in secondo piano rispetto all’amore spirituale e universale.

In psicoterapia sappiamo bene come gli amori tossici nascano quando si cade nel terribile errore di confondere una parte col tutto, quando cioè viene proiettato nel partner un idolo dal quale ci si aspetta la salvezza.

Una salvezza che, in tal guisa, non arriverà mai.

Odiare sé stessi: dis-identificarsi dal nostro falso Sé

Esaminiamo infine il punto più importante di tutti: odiare sé stessi.

Sulle prime questo insegnamento sembrerebbe una follia.

Ma come, i maestri, i terapeuti, i guaritori non dovrebbero aiutarci ad amare noi stessi?

Questi interrogativi aprono dei sentieri estremamente significativi e profondi che affronteremo nel dettaglio in un prossimo video dedicato al significato esoterico della croce.

Intanto svisceriamo qui il nucleo centrale del discorso.

Con “odia te stesso”, il grande maestro ci sta esortando a dis-identificarci da ciò che finora abbiamo pensato di essere, a lasciar andare il nostro falso sé, a trascendere la nostra personalità al fine di abbracciare ciò che siamo veramente.

Tale approccio trova un preciso riscontro nella moderna psicoanalisi.

Non a caso un analista e divulgatore di grande risonanza come Massimo Recacalti, afferma come il principale disagio dell’uomo moderno consista proprio nel credere di essere il nostro Io.

In effetti, tanto secondo il vangelo quanto secondo la psicoanalisi, la via della salute interiore risulta legata alla possibilità di trascendere il nostro piccolo io e accettare che all’interno di ognuno di noi vi siano nuovi mondi che ci chiamano a essere esplorati.

 

Le illustrazioni presenti nel video sono state realizzate da  Federica Grassia, https://www.instagram.com/effegi.illustrazioni?igsh=ZGd0dG42YjhtYnk2

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